A cinque anni dallo tsunami che devastò il Giappone e che innescò il disastro della centrale nucleare di Fukushima, la situazione del Paese è ancora instabile. Con 200mila sfollati, un processo in corso e opere di risanamento che stentano a decollare, il Giappone deve decidere se rallentare la crescita o dare ancora fiducia al nucleare.
Autobus carichi di frutta e verdura freschi provenienti dall’Etiopia arrivano due volte alla settimana a Gibuti, per essere venduti sui mercati locali. Eppure il più grande Paese del Corno D’Africa sta soffrendo una terribile carestia, con 18 milioni di persone a rischio malnutrizione. Una contraddizione che evidenzia la doppia velocità di una delle economie più in crescita del continente.
Tra i super ricchi fotografati come ogni anno dalla classifica mondiale stilata da Forbes, ci sono anche 24 milionari africani. Una cifra che farebbe ben sperare in un generale sviluppo del continente ma che – se analizzata – rivela tutt’altra consistenza.
L’8 marzo nel Giardino dei Giusti di Milano verranno piantati sei nuovi alberi con incisi i nomi di altrettante donne coraggiose – per lo più provenienti da Asia, Africa e Medio Oriente – che combattono senza sosta per il riconoscimento dei propri diritti nei loro Paesi. Ecco le loro storie.
L’invito in una lettera del premier Nawaz Sharif consegnata ieri al Papa durante l’udienza generale da due ministri del governo a Roma per le celebrazioni promosse dall’Aiuto alla Chiesa che Soffre a cinque anni dall’uccisione di Shahbaz Bhatti
Si avvicinano le Olimpiadi di Rio de Janeiro. E a Milano il Pime lancia un’iniziativa rivolta ai runner e a tutti gli sportivi: le tue scarpe per far correre il mondo. La campagna avrà il suo momento culminante in Tuttaunaltrafesta dal 20 al 22 maggio
La storia di Giuseppe Cubelli, volontario al servizio dei disabili in un Paese dell’Asia: «Guardando papa Francesco ho capito che donare al prossimo non è poi così difficile»
Tra i premi distribuiti dall’Accademy quello per il miglior documentario tra i cortometraggi è andato alla regista pakistana Sharmeen Obaid-Chinoy per «A Girl in the River», un coraggioso film denuncia sulla storia di Saba, diciannovenne miracolosamente scampata a un delitto d’onore