Pime: 170 anni, guardando al futuro

Pime: 170 anni, guardando al futuro

Un convegno di studi, il 3 dicembre, conclude il biennio di celebrazioni con un confronto sulla storia dell’Istituto e sui nuovi orizzonti della missione

Un percorso di due anni per riflettere su come è cambiata la missione e su come è cambiato il Pime a 170 anni dalla fondazione. E, a ideale conclusione, un convegno di studi per indagare il cammino intrapreso, le “vie nuove” e le prospettive di domani. «L’obiettivo – precisa padre Massimo Casaro, responsabile dell’Ufficio Beni Culturali che, con l’Ufficio Storico, promuove questa iniziativa – è di collocare la storia del Pime, in particolare quella più recente, nel contesto più generale della storia della missione».

L’appuntamento è per la mattinata di sabato 3 dicembre al Centro Pime di Milano, dove si daranno appuntamento studiosi, storici, teologi e missionari per riflettere insieme a partire da quello che è stato il grande momento di svolta costituito dal Concilio Vaticano II. «Si è trattato certamente di uno spartiacque nel modo di percepire, pensare e vivere la missione – ricorda padre Casaro -. Ma anche il segno profetico di un diverso modo di intendere il rapporto con il mondo, le culture e le religioni. Si è passati progressivamente da un modello di “conquista” a un modello di riconoscimento e di dialogo».

«L’impatto sul Pime è stato determinante – sostiene padre Gianni Criveller, missiologo e storico -. Lo si è visto, in particolare, nel capitolo di aggiornamento del 1971, che ha portato a una modifica delle Costituzioni dell’Istituto, ma soprattutto ha stimolato un rinnovamento lungo quelle che vengono definite le “vie nuove”, ovvero dialogo interreligioso, inculturazione e impegno sociale. Senza dimenticare ovviamente l’evangelizzazione che resta il cuore della missione, ma recependo il cambiamento promosso dal Concilio Vaticano II anche a livello di attività missionaria».

Dalle parole ai fatti. Nel 1972, l’apertura di una nuova presenza in Thailandia si articola sin da subito lungo tre assi: quello della prima evangelizzazione fra i popoli tribali del Nord; quello del dialogo con il buddhismo; e quello della pastorale e dell’impegno sociale nella capitale Bangkok.

Non solo. A Hong Kong, le “vie nuove” suscitano un grande dibattito: c’è chi spinge perché si lascino i posti di “potere” ai vertici della diocesi per dedicarsi all’evangelizzazione e al servizio ai più poveri ed emarginati. Alcuni missionari scelgono di andare a lavorare in fabbrica per raggiungere le persone nella loro vita di tutti i giorni. Altri si dedicano ai più diseredati, come i cosiddetti boat people, immigrati dalla Cina interna che non avevano il diritto di risiedere in città e che dunque vivevano sulle barche.

In Guinea-Bissau, questo nuovo vento di “liberazione” porta alcuni missionari a schierarsi apertamente a favore della decolonizzazione, cosa per nulla scontata in quegli anni, in cui molti hanno vissuto questo processo come uno choc, dal momento che metteva in discussione le potenze europee e – più o meno direttamente – anche l’opera missionaria. Nelle Filippine, invece, il lavoro di coscientizzazione in uno degli slum più poveri della capitale porta all’espulsione di alcuni missionari accusati di fare “attività politica”…

Sarebbero moltissimi gli esempi che hanno segnato un cammino di rinnovamento che, in realtà, non si è mai arrestato e che ora si proietta verso il futuro a partire da nuovi assunti che verranno indagati anche nell’ambito del convegno. Uno di questi riguarda la questione femminile nella missione che viene trattata dalla teologa Adriana Valerio; mentre Raffaella Perin, docente dell’Università Cattolica di Milano e responsabile dell’Ufficio Storico del Pime, proporrà alcune note sulla storia degli ultimi vent’anni.

«È un’occasione anche per guardarci dentro come Pime e per guardare oltre – interviene padre Casaro -: come ci stiamo muovendo oggi? Quali sono le linee di forza che presiedono allo sviluppo dell’Istituto? Si tratta di aprire un orizzonte dentro il quale collocare anche i nostri seminaristi, nessuno dei quali è italiano, senza dare per scontato nulla, vagliando le scelte fatte e provando a pensare al futuro della missione. Anche a partire dall’idea che il Pime non è un’isola, ma fa parte di una storia complessa e contribuisce allo sviluppo di questa storia che ha un prima e un dopo. E anche un domani».

In questo senso, spunti interessanti arriveranno certamente dall’arcivescovo di Torino, il teologo Roberto Repole, che ha dedicato i suoi studi più recenti proprio al tema della missione come dono. Il convegno sarà introdotto da un saluto del Superiore generale del Pime, padre Ferruccio Brambillasca, e da un intervento dell’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini.

PROGRAMMA

9.00 Saluti di Ferruccio Brambillasca, Superiore generale del Pime

9.10 Intervento di monsignor Mario Delpini, arcivescovo di Milano

9.20 Massimo De Giuseppe, IULM

La missione secondo il modello della “conquista”, apologetico e controversista

9.45 Mauro Forno, Università degli Studi di Torino

La rottura del paradigma tradizionale. La missione post coloniale

10.10 Adriana Valerio, Università degli Studi di Napoli

La missione del Concilio Vaticano II e i movimenti delle donne come segni dei tempi

11.00 Gianni Criveller, Istituto teologico missionario Pime

Il rinnovamento della missione nel Pime: dal capitolo di aggiornamento alle “vie nuove”

11.20 Raffaella Perin, Università Cattolica Milano

Alcune note sulla storia del Pime degli ultimi vent’anni

11.40 Roberto Repole, arcivescovo di Torino

La Chiesa e il suo dono: la missione del futuro

12.25 Conclusioni

Modera: padre Massimo Casaro, responsabile Ufficio Beni Culturali Pime

12.45 Santa Messa, chiesa San Francesco Saverio, presieduta dall’arcivescovo di Torino

Sede del convegno: Centro Pime Milano (sala Girardi) via Monte Rosa 81 – 20149 Milano

Sarà possibile visitare la mostra: “170 anni di Missione e Cultura”