A Milano il rito della promessa definitiva di aggregazione all’istituto dei seminaristi che sabato 1 ottobre verranno ordinati diaconi. Il superiore generale Brambillasca: «Aiutateci ad essere poveri nello spirito e a non preoccuparci troppo del nostro futuro; aiutateci a fidarci di più di Dio per donare completamente la vita per l’annuncio del Vangelo»
Sabato 24 settembre, nella chiesa di San Francesco Saverio della Casa madre di Milano, 14 studenti del seminario teologico internazionale Pime di Monza hanno emesso la promessa definitiva di aggregazione all’istituto, consegnandosi quindi a Dio per sempre per l’annuncio del Vangelo secondo lo spirito e il carisma del Pime. I 14 nuovi membri dell’Istituto provengono dall’Asia e dall’Africa, sono studenti del quarto anno di teologia presso la nostra Scuola teologica di Monza, e riceveranno l’ordinazione diaconale il 1° ottobre prossimo, in Duomo a Milano, assieme ai candidati dell’arcidiocesi e a Roton Murmu, del clero diocesano di Dinajpur in Bangladesh, che si è formato insieme ai seminaristi del Pime nel seminario di Monza.
Questi i nomi e i Paesi di provenienza dei nuovi missionari del Pime: Tigga Babu Dulal dal Bangladesh, Bouiada Bouba, Engama Engama Jean Chrysostome, Nguekeng Tetou Hermann e Sikoua Vivier dal Camerun, Agniman Henri Michel, Kpi Hermann Patrick e Tiequa Kouame Richard dalla Costa d’Avorio, Alberto Djata Gabriel dalla Guinea Bissau, Kommareddy Rayapureddy, Kothapalli Naresh, Parappurath Joseph Peous, Ramineni Vamshi e Yaruva Bala Showri dall’India.
Prima del rito della promessa, i candidati si sono ritrovati per una breve preghiera presso la tomba del fondatore del Pime mons. Ramazzotti, risistemata all’interno della chiesa, per chiedere la grazia della fedeltà alla vocazione missionaria ad gentes. Il rito presieduto dal superiore generale, padre Ferruccio Brambillasca, ha visto la partecipazione di confratelli del Pime, missionarie dell’Immacolata e rappresentati dell’Associazione padrini e madrine del seminario.
Nella sua omelia padre Brambillasca ha indicato ai nuovi membri dell’istituto l’esempio del beato Giovanni Battista Mazzucconi, il primo martire del Pime, che ancora giovane donò la sua vita per il Vangelo nel 1855 in quella che è oggi la Papua Nuova Guinea: «Entrate nel nostro istituto – ha detto il superiore generale – per renderlo bello, attraverso una vita di santità, come è stata la vita del beato Mazzucconi; una santità fatta di fedeltà, di veri rapporti fraterni, di apertura verso l`altro, fino a donare la vita, segno più bello della santità e della bellezza di un missionario».
Padre Brambillasca ha poi messo in guardia dalla tentazione di affidarsi solo alle proprie sicurezze: «È l`uomo, il missionario che vuole essere assicurato contro ogni rischio. È il missionario sempre preoccupato di tutto. La fiducia, invece, è la strada da percorrere per uscire dal circolo vizioso delle nostre preoccupazioni».
«Le costruzioni, che abbiamo edificato con i soldi, possono essere distrutte in fretta – ha proseguito il superiore generale del Pime -. I progetti che avevamo non sono più realizzabili…. Niente è sicuro. Ma in noi c’è questo forte desiderio di essere equipaggiati a sufficienza per il cammino da compiere, per essere dei buoni missionari, per la nostra professione per la nostra parrocchia o istituto. Invece, anche noi, come missionari nel mondo, abbiamo soprattutto bisogno di noi stessi e di ciò che abbiamo ricevuto gratuitamente da Dio e niente di più».
Di qui l’augurio rivolto ai nuovi confratelli: «Aiutateci ad essere “poveri nello spirito” e a non preoccuparci troppo del nostro futuro; aiutateci a fidarci di più di Dio; aiutateci ad essere noi stessi, cioè missionari sull’esempio del beato Mazzucconi, semplici, discreti, ma forti e coerenti nel donare completamente la nostra vita per l’annuncio del Vangelo».