Una Messa a Milano presieduta dal vescovo di Crema, mons. Daniele Gianotti, e celebrazioni in tutti Paesi dove l’istituto è presente per ricordare l’anniversario della fondazione ma anche aprire un biennio su trasformazioni e cambiamenti nella storia dell’istituto
Il 30 luglio 1850 nasceva ufficialmente a Saronno il Seminario Lombardo per le Missioni Estere, l’istituto che poi – dall’unione con il Pontificio Seminario dei Santi Apostoli Pietro e Paolo per le Missioni Estere nato a Roma pochi anni dopo – nel 1926 sarebbe diventato il Pime. La ricorrenza viene celebrata con particolare solennità quest’anno in tutti i Paesi dove è presente il Pime. Il 170° di fondazione è infatti l’occasione per l’apertura di un biennio speciale che avrà al centro il tema «Trasformazioni e cambiamenti nella storia del nostro istituto».
La celebrazione principale si è tenuta a Milano dove dallo scorso mese di settembre si è trasferita la direzione generale del Pime. A presiederla è stato mons. Daniele Gianotti, vescovo di Crema, la diocesi di provenienza d padre Alfredo Cremonesi, missionario del Pime morto martire in Myanmar nel 1953 e proclamato beato nello scorso mese di ottobre. Il rito – tenuta nel Teatro del Pime con un numero ristretto di invitati, nel rispetto delle norme per la prevenzione della diffusione del Coronavirus – è stato concelebrato da padre Patrizio Garascia, superiore della comunità dei Missionari oblati di Rho da cui proveniva il fondatore dell’istituto mons. Angelo Ramazzotti, dal superiore generale del Pime padre Ferruccio Brambillasca e da numerosi altri missionari del Pime e sacerdoti amici.
«Il nostro pensiero oggi non può che andare a tutte quelle persone che soffrono a causa della pandemia in alcune delle nostre missioni: in India, in Bangladesh, nelle Filippine, negli Stati Uniti, in Brasile, in Messico… – ha detto padre Brambillasca all’inizio della celebrazione -. Ma siamo qui soprattutto per vivere questo 170° all’insegna di due parole: ringraziamento e riflessione. Ringraziamento a Dio e a chi ci ha accompagnato sulle strade del mondo in tutti questi anni. Ma anche riflessione sulla nostra presenza missionaria oggi. In questo biennio ci chiederemo: siamo ancora davvero nei luoghi dove dovremmo essere? La nostra struttura come istituto missionario è ancora adatta ai tempi attuali, così segnati dal cambiamento?».
E a queste sfide ha fatto riferimento nella sua omelia anche il vescovo Gianotti. «Ho letto che il vostro primo martire, padre Giovanni Mazzucconi, aveva scritto di “non aver fatto ancora nulla per la missione” – ha raccontato -. In fondo è la storia dell’apostolo Giacomo di cui oggi celebriamo la festa, il primo tra gli apostoli a essere ucciso. È la storia di quella stessa prima missione del Seminario Lombardo per le Missioni Estere in Melanesia (l’attuale Papua Nuova Guinea), apparentemente fallimentare: durata solo tre anni senza lasciare dietro di sé opere o battesimi. Che cosa più di questo – ha commentato mons. Gianotti – ci rivela la verità delle parole di Paolo che descrive gli annunciatori del Vangelo come “tribolati ma non schiacciati”? I primi missionari – ha aggiunto ancora – probabilmente erano partiti baldanzosi, convinti che Dio li avesse resi capaci di annunciare il Vangelo. Ma là hanno sperimentato che lo stesso Dio non elimina la nostra fragilità. Ed è così che la missione diventa esperienza della Pasqua: portare in noi il morire stesso di Gesù. Per scoprirsi “vasi di creta” che però resistono».
È il senso anche della preghiera che il Pime ha composto per questi 170 anni e che nel suo passaggio centrale recita: «In un mondo che è cambiato rapidamente, il tuo Spirito ci liberi dalla tentazione di attaccarci a un passato che non c’è più, o di affidarci a mode e lusinghe inconsistenti. Aiutaci a non essere succubi della mentalità di questo mondo, ma a lasciarci trasformare rinnovando il nostro modo di pensare, per poter discernere e compiere la Tua volontà, ciò che è buono, a te gradito e perfetto (Rm 12,2)».