Il vescovo di Parintins mons. Giuliano Frigeni, missionario del Pime, ha benedetto il nuovo altare della “chiesa pubblica” attigua alla Casa madre del Pime, interessata in questi mesi da un restauro con lavori di adeguamento liturgico. Dedicata al patrono delle missioni fu distrutta dai bombardamenti del 1943 e ricostruita nel 1946
Con una celebrazione presieduta da mons. Giuliano Frigeni, missionario del Pime e vescovo di Parintins, domenica 12 settembre è avvenuta la benedizione del nuovo altare della chiesa di san Francesco Saverio – la chiesa pubblica attigua alla Casa madre del Pime in via Monte Rosa 81 a Milano – dopo i lavori di adeguamento liturgico avvenuti in questi ultimi mesi.
Questa chiesa ha una storia importante per il Pime. Sorta nel complesso della casa madre dell’istituto, fu dedicata a san Francesco Saverio, missionario in Asia, proclamato Patrono delle missioni nel 1927, insieme a santa Teresa di Lisieux. Della chiesa originaria – però – non rimane nulla se non alcune murature perimetrali e la pianta dell’edificio; questa chiesa fu infatti quasi totalmente distrutta dai bombardamenti su Milano del 13 agosto 1943 e dal successivo rogo. Solo l’opera dei missionari e le offerte della popolazione permisero di procedere nel 1946 – in condizioni precarie e senza troppi sfarzi – alla ricostruzione sulla falsariga di quella originaria.
Ora con l’adeguamento liturgico è stata posta in risalto la volta a botte pitturando parti delle scanalature in stucco con oro, in sintonia con la cornice della pala che raffigura la morte di san Francesco Saverio, avvenuta nel 1552 mentre era in viaggio verso la Cina. La maestosità dell’insieme pittorico diffonde nel presbiterio un’atmosfera contemplativa che attira chiunque lo ammira.
Il tabernacolo e la sede del celebrante sono stati ora posizionati simmetricamente ai lati dell’altare. Nella ristrutturazione, inoltre, la lastra sepolcrale del fondatore del Pime – il vescovo Angelo Ramazzotti (1800-1861) – è stata ricollocata in una delle rientranze della navata centrale in prossimità dell’ingresso. Nel trasferimento è stata conservata intatta l’urna contenente le ossa, e le altre lapidi precedenti, compreso il bassorilievo del ritratto del fondatore. La Via Crucis esistente – infine – è stata ridistribuita lungo le pareti, non più sulle lesene perché parti strutturali importanti dell’edificio.