Archivio
P. Gregorio, dopo l’operazione alla valvola cardiaca, non s’è ristabilito bene, ma ha voluto tornare fra noi. Debole debole, lo abbiamo aiutato a coniare un’espressione per spiegare come si sente: non “stanco morto” perché morto non è, ma “stanco vivo”. Letto, quattro passi – proprio quattro di numero, al massimo cinque – mezzo piatto di minestrina, letto. Ogni tanto sbuffa, ma subito dopo lo senti canticchiare i canti dei bei tempi: La Montanara, Fazzolettino, Piemontesina bella… P. Fabrizio gli propone una variante, “Che sarà” di Sergio Endrigo. Lui ascolta curioso, ma non gli va dietro: “Ma questi sono canti moderni, io non li so…”
Partendo, ognuno di noi missionari ha portato con sé un piccolo, personale archivio musicale: le canzoni e filastrocche dell’infanzia, i canti della giovinezza, quelli in parrocchia… Poi ne ha imparati altri, ma in altre lingue e stili; l’archivio rimane nel fondo della memoria, e non s’aggiorna. Riaffiora, e si spolvera quando abbiamo le riunioni e celebriamo insieme in italiano, e allora magari salta fuori il canto offertoriale “Al tuo santo altar”, primo in assoluto (credo) del rinnovamento liturgico post-conciliare, oppure “Esci dalla tua terra” che, anche se nessuno lo sa, è stato ideato e composto da due missionari` del PIME sul punto di partire: P. Ghislandi e P. Cocquio, primissimi anni ’70. Fuori di chiesa, quando arriva un poco di nostalgia, da soli o insieme, ecco i canti di montagna, quelli degli scout, dell’oratorio, Sul mare luccica e Oh mia bela Madunina… a noi sembrano nuovi, e vibrano come allora.
Se qualcuno vuol fare ricerche archeologiche musicali, venga a trovarci!
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