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Donne

So bene che l’autobus parte sempre in ritardo, ma non riesco ad adeguarmi, arrivo in anticipo e mi siedo solo soletto nel buon posto che mi è toccato alla prenotazione: C4. Pian piano i viaggiatori scendono da riksciò vari con marmocchi e bagagli, e si sistemano. Una giovane donna viene alla mia fila, confronta due volte il suo biglietto e i numeri sui sedili, si guarda intorno, mi scruta a lungo convincendosi, penso, che oltre ad avere una età veneranda, ho anche un passato integerrimo. Si siede sul sedile a fianco, C3, senza una parola – e io doverosamente la ignoro. Ne arriva un’altra, più anziana. La guarda, mi guarda, si agita, esita, sbuffa, poi sussurra all’orecchio della mia vicina: “Qui c’è un uomo, cambia posto!”. Forse ha problemi di udito, perché il sussurro viene sentito da tutti i viaggiatori, che ovviamente fanno finta di non aver udito. La risposta suona sicura: “Lo so mamma, non preoccuparti, va bene così.” La donna si guarda attorno in cerca di solidarietà, insiste, poi si rassegna, saluta la figlia e se ne va. Arriva il controllore: “Che posto ha lei?” “Il C3”. “Scusi, adesso vediamo di cambiarlo.” “Lasci pure, va bene così.” Torna la mamma, di fretta: “Ho parlato con l’autista, ora provvede lui.” “Vai a casa mamma, non c’è problema.” Arriva l’autista: “Le ho trovato il posto, vada là…” La giovane cambia posto. L’autobus sta per partire, ma un riksciò si para innanzi e lo ferma, scende in fretta un’altra signora – ben più larga della precedente. S’affanna a bordo e si schianta sul sedile rimasto libero. Iniziano le grandi manovre del controllore, che attraverso un attento gioco maschi-femmine riesce a liberare un altro posto e a mandarvi la signora. Io naturalmente non ho visto e non ho sentito nulla, ma confesso che viaggiare con il sedile a fianco vuoto non mi dispiace affatto. Senonché… c’è una fermata prima di uscire da Dinajpur. Sale una persona sola, una giovinetta (magra). Si siede. Il controllore sa bene che ora il bus è al completo, e fa finta di niente. La fanciulla dorme quasi ininterrottamente per 11 ore, e io – vi assicuro – mi sono comportato in modo integerrimo.

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