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Elezioni e processi

Raffica di “Hartal“, cioè sciopero generale con blocco totale della circolazione; fortissima tensione in tutto il Bangladesh. Si avvicinano le elezioni la cui organizzazione, secondo la Costituzione, dovrebbe essere curata da un governo istituzionale e quindi presumibilmente neutrale, che resta in carica solo tre mesi. Sei anni fa la coalizione BNP al potere aveva grossolanamente “aggiustato” le cariche istituzionali per assicurarsene il favore, ma l’opposizione Awami League (AL) non era stata al gioco. Mesi di manifestazioni di piazza pesantissime erano sfociati nell’intervento dell’esercito, che aveva affidato il potere a un “suo” governo civile straordinario, rimasto in carica due anni. Ora, al potere c’ è l’Awami League, che vuole cambiare le regole eliminando il governo istituzionale per gestire direttamente le elezioni. Il BNP non ci sta, e si rivivono le stesse pesanti storie, a ruoli scambiati. S’aggiunge, grave, la questione dei processi per crimini di guerra. Decine di imputati, fra cui tutto il gruppo dirigente del partito fondamentalista Jamaat-ul-islam, devono rispondere di crimini durante la rivolta che nel 1971 fece nascere il Bangladesh, staccandolo dal Pakistan. Storie vecchie, ma molto vive nella memoria; problemi che solo ora vengono affrontati dall’Awami Legue perché prima non era abbastanza forte per farlo. Bloccare i processi, ecco un’altra causa, dichiarata solo da gruppuscoli islamici, ma ben presente a molti filo pakistani, fondamentalisti e nazionalisti di destra, per scioperi e sabotaggi a catena. Nell’incendio che poche settimane fa ha devastato una grossa fabbrica di abiti nella zona industriale di Asulia, sono morti 150 lavoratori, quasi tutte giovani donne. Un’inchiesta appena conclusa sostiene che si sia trattato di incendio doloso. Il governo cavalca la tesi del sabotaggio per creare disordini politici, forse perché vera, forse perché fa comodo e protegge dall’accusa di negligenza grave nelle misure di sicurezza. Chissà se dietro le quinte si sta di nuovo preparando l’esercito?

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