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Id-ul-Azhar

Arrivano stipati su camion sgangherati, e vengono venduti in mercatini improvvisati dovunque ci sia un poco di spazio. Eleganti signori in fuori strada s’accostano e contrattano, poi si improvvisano bovari e, aiutati da servitori vari, si portano a casa il bue che servirà per la festa Id-ul-azhar. La città è percorsa in lungo e in largo da questi insoliti piccoli cortei che terminano sotto casa – spesso un elegante palazzo – dove vengono parcheggiati i grossi buoi (anche tre o quattro per palazzo) per passare le ultime ore della loro vita fra auto e rikshiò. Intanto, studenti delle madrasse e volontari s’affrettano ad appiccicare in tutti gli angoli cartelli che invitano i devoti a regalare la pelle alle rispettive moschee. Il giorno della festa, armati di lunghi coltellacci correranno dove li hanno prenotati per pronunciare una preghiera e sgozzare il bue, passando subito ad un altro, e un altro ancora. Bisogna fare in fretta, nello spazio di poche ore centinaia di migliaia di animali vengono sacrificati in tutte le strade, scuoiati, spartiti, la carne preparata per la famiglia e distribuita ai poveri. Le pelli s’ammonticchiano davanti alle moschee, per beneficenza. La mendicante che sbriciola mattoni e abita vicino al cancello del seminario è sconsolata: “Tutti mi regalano carne, ma io non ho denti e mangio meno del solito!”

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