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Il-ul-Azhar

Il-ul-Azhar, o Id Kurbani è la seconda festa per importanza nell’Islam. Segue il calendario lunare, quest’anno è stata celebrata il 28 novembre. Vigilia, ore 19. Ci sono ancora 100 km di coda in uscita da Dhaka verso il nord e l’ovest del Paese. La città si è liberata di milioni di persone, che tornano ai loro villaggi per la festa, mentre si  è appena esaurito il fiume di camion carichi di tori e buoi che invadono mercati fissi e improvvisati di Dhaka. Si prepara freneticamente il sacrificio di centinaia di migliaia di bovini e capre, che si svolgerà domattina nell’arco di due ore circa. Gli autobus stanno diminuendo di numero, per questo rimangono stracarichi. Sul margine della grande strada Uttora-aeroporto-Dhaka m’impegno nella difficile impresa di abbordarne uno. Il solito traffico pedonale è vivacizzato da gruppetti che vanno in tutte le direzioni, ciascuno portandosi a casa un bovino più o meno grosso e grasso, o una capretta. Un toro di mezza taglia scappato dai suoi nuovi proprietari zigzaga impazzito fra le auto, fermato da un pedalatore su riksciò che riceve una mancia. Qualcuno chiede al volo: “Quanto l’hai pagato?” “Settanta mila…” La spesa per il sacrificio, diventa una dimostrazione di prestigio. Secondo un giornale si arriva fino a 700.000 taka (7.000 Euro) per un bue bene ingrassato. Finalmente ci schiacciamo su un autobus, che passa davanti a uno degli immensi mercati provvisori, rigurgitante bestie, paglia, acquirenti estemporanei: bancari, politici, professori, imprenditori, ciascuno porterà a casa il suo animale. Le vendite proseguono fino a notte fonda, come il mercato delle verdure, le bancarelle degli abiti, i negozi di alimentari… Il quartiere di Banani è ormai quasi tranquillo, costellato da buoi parcheggiati nei posti più improbabili.  Immaginatene tre nell’atrio sottostante il vostro appartamento a Milano, un buon numero nelle aiuole del Sentierone a Bergamo, un mercato “volante” sotto Palazzo Venezia a Roma. Bovini ovunque, a ostruire i vicoli di Trastevere o i Carrugi di Genova, mentre capre e caprette belano da balconi e terrazze dove aspettano il loro destino… Festa, mattina. La radio informa che ieri sera un traghetto si è rovesciato attraccando all’isola di Bola. Era stracarico, si prevedono almeno 100 morti. In seminario ci salutiamo: “Id Mubarok” (Festa benedetta), ma c’è aria feriale. Fuori invece milioni di fedeli si affrettano, vestiti a festa e contenti, alle riunioni speciali di preghiera nelle moschee e in vari luoghi all’aperto, alcuni dei quali hanno settori separati, perché anche le donne possano partecipare. In ogni angolo, sulle strade e nei cortili, pronunciando le preghiere rituali, si sgozzano e fanno a pezzi gli animali. In obbedienza ad Allah, si ricorda il sacrificio di Abramo, secondo una tradizione molto simile a quella biblica. Si dividerà la carne sacrificata, segno di unione familiare, o fra famiglie, e generosità verso i poveri. Festa, ore 16. Scomparsi buoi e capre. Per strada, evito accuratamente grosse pozze di acqua rossa, e sangue raggrumato. Qua e là gruppetti di poveri attendono di ricevere sacchetti di plastica pieni di pezzi di carne, che viene tagliata su teli di plastica nella polvere della strada, o nei cortili. Ognuno se ne va contento con il suo; in ogni famiglia, uno ciascuno, dal più grande al più piccolo. Altri portano sacchi più grandi, gocciolanti, stipando i tricicli a motore. Gruppetti di macellatori esausti si dirigono a casa sugli autobus, con grosse macchie di sangue sulle canottiere e sui lunghi. Un maulana predica a tutto volume che è peccato dare la carne sacrificata ai non musulmani, ma le ragazze dell’Ostello Santal, 5 cristiane e una indù, ne ricevono almeno tre chili da vicini di casa musulmani. Pare che la moda maschile quest’anno abbia suggerito panjabi neri con decorazioni rosse, o bianchi con decorazioni oro. Sotto la burka nera di alcune signore s’intravvedono l’orlo di sari eleganti e scarpe nuove. Mi dicono che a Dhaka Vecchia seguono un modo tradizionale di marinare con spezie varie la carne in eccedenza, che così trattata dura anche un anno, senza frigoriferi. Pare che sia molto buona. Corvi rimpinzati lasciano cadere qua e là scarti di carne. Festa, ore 19. E’ buio, le strade principali sono di nuovo affollate ma il traffico scorre. Ho una strana sensazione, che riesco a identificare solo dopo qualche tempo: non ci sono più i gruppetti in attesa di carne, e dai semafori, i marciapiedi, le entrate delle moschee e dei negozi tutti i mendicanti sono scomparsi. Mentre gli altri digeriscono l’abbondanza di mezzogiorno, loro si preparano a saziarsi con il pasto della sera, spesso l’unico. I quartieri benestanti sono quasi deserti, i marciapiedi illuminati dai fuocherelli dei senza tetto che si cuociono la carne. Da alcune case si sentono canti, in molte altre la TV opera anche oggi il suo lento, instancabile lavoro di devastazione dei cervelli.

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