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Alle due di notte del 7 luglio, una quindicina di uomini fa irruzione nella casa parrocchiale di Boldipukur (diocesi di Dinajpur), sfondando la porta e bloccando il vice parroco p. Anselmo. Mettono a soqquadro la camera, chiedendo con insistenza dove sono i soldi, portano via computer, calice, il poco contante che c’è…
Contemporaneamente, altri immobilizzano e legano due guardie notturne, uccidono uno dei cani, sfondano la porta dell’edificio del dispensario medico entrando nella stanza dove dormono alcune donne addette alla portineria e le picchiano duramente perché dicano dove si trovano le suore. La più anziana, con problemi motori, è lasciata a terra svenuta e sanguinante.
La suora che dorme al piano di sopra sente le urla, accorre, e i banditi la inseguono fino nella sua stanza, dove picchiano anche lei buttando per aria tutto. Poi passano alla casa delle suore sfondando, devastando stanza per stanza, frugando, picchiando, insultando. Sono una quarantina, quasi tutti giovani, armati di coltellacci da macellaio, indossano solo il lunghi, sembrano organizzati e sicuri di sé. Solo dopo un’ora e mezza l’arrivo della polizia li mette in fuga, senza che nessuno venga arrestato.
Sono arrivato sul posto poche ore dopo, pensando a uno dei tanti comuni episodi di banditismo che succedono in abbondanza in Bangladesh, anche perché la missione si trova in una zona nota per assalti, conflitti e ruberie – che s’intensificano nel periodo del Ramadan, forse perché qualcuno vuol celebrare meglio la festa conclusiva…
Fondata dal PIME fra popolazioni prevalentemente di etnia Orao, Boldipukur è parrocchia dal 1951, e ora vi operano due preti diocesani e otto suore Missionarie dell’Immacolata-PIME: una indiana e sette bangladeshi. Non è nuova, purtroppo, a momenti difficili e turbolenze, perché i rapporti con una parte della popolazione locale, bengalese e musulmana, sono tesi per questioni di terre, create a alimentate da un signorotto arricchitosi con gli aiuti che arrivavano dopo la guerra (1971).
Tuttavia, l’assalto di cui è stata oggetto nella notte fra il 6 e il 7 luglio non sembra proprio “normale”: per il numero degli assalitori, lo stile, l’organizzazione.
Specialmente il comportamento con le suore è un indizio preoccupante. Finora, in Bangladesh, le suore sono state rispettate da tutti, anche da chi sa solo che vestono una divisa, sono cristiane, si dedicano a scuole e ospedali, e sono… le mogli dei preti. Ma perché questa volta, mentre il vice parroco l’ha passata relativamente liscia, loro sono state picchiate e minacciate di morte? Si tratta di un segnale perché – oltre che nel frequentatissimo dispensario – operano nella scuola, e uno dei motivi di tensioni è il terreno adiacente alla scuola? O questo fa parte di un imbarbarimento che sembra stia avvenendo nella società bengalese? Oppure ancora si vuol far capire che non c’è posto per le minoranze tribali, cristiane o no che siano?
“Aiutateci: ci sentiamo proprio soli…!” ha detto un anziano catechista al vescovo che ripartiva dopo la lunga visita piena di sfoghi, riflessioni, domande rimaste senza risposte.
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