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Lago

Sembra un fiume – e mi dicono che lo è, largo dai 50 ai 70 metri serpeggia fra case eleganti, baracche, strade, si ramifica, percorre in lungo e in largo vari grossi quartieri della città. Ma l’acqua e’ ferma, dunque lo chiamano lago, il Gulshan Lake.” E’ una lunga striscia maleodorante, sporchissima, con le rive popolate da topi d’ogni genere, che convivono con baraccati del livello economico più basso, in “baracche” che in realtà sono tende, rifugi messi insieme con fogli di plastica, cartoni, bastoni, mattoni usati… Qua e là, due o tre mucche allevate con i rifiuti dei mercati, che danno un latte molto richiesto. Un bel giorno qualcuno incomincia una campagna, cui varie associazioni e organizzazioni si associano. Le rive vengono vivacizzate da cartelli vari: “Non inquinate l’acqua”, “Non turbate l’ecosistema”, “Salviamo il Lago!” “Preserviamo la bellezza della natura”… Comitati e gruppi scoprono che molti palazzi sono stati costruiti allargando le rive a scapito della dimensione del lago, che rischia di essere completamente riempito. Proteste sui giornali, promesse delle autorità, manifestazioni di studenti e boy scout. Dai e dai, finalmente qualcosa si muove: vengono cacciati i baraccati, le mucche, le bancarelle con i venditori di te o di succo di canna da zucchero. Poi il municipio costruisce sulle rive un marciapiedi in piastrelle che permette una passeggiata “ecologica” lungo tutto il lago. I baraccati si spostano in strade e stradette vicine, in condizioni ancora più precarie. Aspettano. Benestanti vanno a fare jogging lungo il nuovo marciapiedi, qualche rara coppietta ne approfitta. Poi il marciapiedi frana da una parte, si alza dall’altra, perde piastrelle. Torna una famiglia di baraccati, poi un’altra, poi un venditore di te, un altro che cuoce e vende “chapati” ; riappaiono alcune mucche. Pian piano il lago torna a popolarsi, con i fuocherelli per cuocere il riso alimentati, per qualche tempo, anche dai cartelli pro-ecologia e dai bastoni che li reggevano.

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