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Pace

Nonostante i molti anni trascorsi in Bangladesh, non avevo mai visitato il Monumento Nazionale all’indipendenza, a Savar, circa 30 chilometri da Dhaka. Ci sono andato, finalmente, insieme a una ottantina di studenti.

L’indipendenza dal Pakistan è stata raggiunta nel 1971, dopo mesi di guerra sanguinosa e l’intervento dell’esercito indiano. Ma il monumento sembra un inno alla pace. Nel grande parco dove la gente passeggia, si siede sui prati, chiacchiera, mangia il gelato, c’è un’area dove ciascun capo di stato in visita al Bangladedsh pianta un albero. Il monumento è un’enorme struttura in cemento che punta verso il cielo, come una freccia o come gli alberi di una nave. Nessun cenno alla sconfitta del nemico, neppure guardie in divisa o picchetti d’onore. Come l’inno nazionale, un canto di Tagore che esprime la bellezza del Bengala dorato, così questo monumento è stata una scelta consona alla parte migliore del cuore dei Bengalesi: grande amore per la loro terra e la loro cultura, senza bisogno di manifestazioni di forza.

Gira, gira, abbiamo trovato l’albero piantato da Giovanni Paolo II nel 1985. E’ in buona salute, ma piccolo e magro. A pochi passi l’albero (un’altra specie) piantato da Yasser Arafat nello stesso anno è robusto e fronzuto. 

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