Partenza
Domenica 13 dicembre, a Borni – parrocchia nel nord-ovest del Bangladesh – si celebra la consegna del Crocifisso a suor Chandana Rozario, Missionaria dell’Immacolata (PIME) che parte per il Cameroun. Nella chiesa affollata, dico a tutti che nel 1979, a un anno dal mio arrivo in Bangladesh, passai tre mesi a Borni per far pratica della lingua e ambientarmi. Chandana non era ancora nata, e certo io non pensavo che sarei tornato 36 anni dopo a dare il saluto a una “figlia” di Borni diventata missionaria. Non solo, ma tra i presenti ci sono pure p. Adolphe Ndouwe, camerunese, missionario del PIME in Bangladesh, e Fratel Joseph Mongol Aind, bengalese, per 10 anni missionario del PIME in Camerun, da poco rientrato per un periodo di servizio nel suo Paese. Chiese che si muovono, donano, ricevono, si incontrano… Ma ha senso questo andirivieni? Perché non lasciare ciascuno al suo posto evitando fatiche e spese?
Il partire è vissuto dai missionari non come una scelta personale, ma come una risposta. La “strategia missionaria” dello Spirito Santo è decisamente originale e difficile da inquadrare nei nostri schemi. Sa Lui dove ci saranno frutti, e come; sa Lui quali strade ci permettono di seguire meglio il Maestro. Andare lontano è anche un modo di accogliere e vivere la risposta che Gesù dà alla domanda: “Chi è il mio prossimo?” Non parla di parenti, vicini di casa, connazionali, fratelli di fede religiosa, ma di un Samaritano, straniero ed eretico, che si fa prossimo all’uomo ridotto in fin di vita dai briganti. Suor Chandana e Fratel Joseph, bengalesi, si fanno “prossimo” dei camerunesi, come p. Adolphe, camerunese, si è fatto “prossimo” dei bengalesi: con la loro vita ci mettono sotto gli occhi il valore di ogni essere umano, lontano, vicino, straniero, diverso, e l’attenzione di Gesù per ciascuno; ripetono il gesto di Abramo, che cerca Dio fuori della sua terra. Partire costa fatica, e mette in una condizione di perenne impegno per capire, adattarsi, accettare la condizione di stranieri, ospiti, pellegrini. Non è forse questo che il Maestro chiede al giovane che voleva qualcosa in più per “ottenere la vita eterna”? “Vendi tutto e seguimi”. Vendi terre e distribuisci i conti in banca, ma anche staccati dalla tua stessa gente, dalla lingua, dal cibo, da un’appartenenza che rischia sempre di essere chiusa, esclusiva. Partire ti fa più grande il cuore, ti rende libero e quindi, se sai approfittarne, più disponibile al vangelo e all’intimità con il Maestro. Spesso suor Chandana Lo sentirà profondamente, a volte dolorosamente e allo stesso tempo gioiosamente, come unico punto di riferimento e appoggio. E partire può anche suscitare qualche domanda in chi ci accoglie: se lei/lui viene da tanto lontano per testimoniare il vangelo, perché non posso pure io darmi da fare un poco di più fra la mia gente?
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