Pause
Mesi fa hanno iniziato a costruire una piccola moschea a tre-quattrocento metri di distanza dalla nostra casa a Dinajpur. Come sempre in questi casi, a fianco della strada dove sta sorgendo, hanno piazzato un tavolino, qualche sedia, un registratore con megafono dove persone di buona volontà si alternano nell’invitare i passanti a lasciare un’offerta. Tutto bene. Il problema è che il registratore funziona ininterrottamente dall’alba fino a sera, e – pur lontani come siamo – ci ritroviamo la casa inondata di canzoncine, filastrocche, racconti, e poi ancora canzoncine, filastrocche e racconti, e poi ancora canzoncine… sempre uguali. Per essere giusti non dovrei dire “ininterrottamente”, perché quando risuona, cinque volte al giorno, il richiamo alla preghiera, l’altoparlante tace per non soverchiare il richiamo e poi per lasciare il tempo di pregare senza disturbo. In queste condizioni, credo che anche un ateo privo di dubbi ammetterebbe che pure la preghiera ha una sua utilità…
Articoli correlati
Groviglio
Nella scheggia “Storia”, del 22 dicembre scorso, dicevo che l’impiccagione di due criminali della g…
Sollievo
Dopo vari attentati,e minacce a pastori e preti, tensione e preoccupazione sono evidenti, specie fra i cristiani, in …
Bilancio
Ovviamente, anche per il 2015, attivi e passivi nel bilancio del Bangladesh. Attivi L’economia, con il tasso di…