Rendicontazione
Si tratta di cosa giusta e doverosa: enti, associazioni, onlus varie, e anche privati che aiutano economicamente i missionari per qualche progetto sociale, educativo, ecc. chiedono di sapere che fine fanno i soldi che hanno donato. Per questo il PIME ha preparato formulari e moduli da riempire con descrizioni e calcoli che rispondano ai canoni di una corretta amministrazione, con date di scadenza, fotografie, norme varie. Riempiti debitamente i formulari e fornite le ricevute, la “rendicontazione” è pronta, a disposizione di chi la vuol vedere. Tutto bene.
Ma se io capisco poco di amministrazione? Se il missionario Tizio inizia il progetto poi viene richiamato dal suo vescovo e il rendiconto viene scaricato su di me? Se il responsabile, un bengalese che non conosce l’italiano e sa un inglese incomprensibile, chiede aiuto, mi dà in mano un plico e se ne va? Se la cuoca ha usato tutte le ricevute per avviare il fuoco su cui cuoce il riso? Se il missionario Caio ne sa ancora meno di me, chiede che gli spieghi, e più io spiego, più ci confondiamo le idee? Assorbito, travolto, preoccupato, divertito, impegnato – e pure imprecante – per tutte queste cose, mi ritengo fortunato perché quando ho deciso di fare il missionario non le prevedevo: altrimenti avrei fatto il ragioniere…
“Tutta colpa della “rendicontazione” vorrei scrivere, per giustificare i quasi due mesi in cui non ho mandato “schegge”. Ma non sarebbe del tutto vero: la pigrizia ha la sua parte. E anche una meditazione che non vorrei concludere troppo presto: stiamo dando troppo tempo a opere e progetti?
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