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Ruth

Papà di incerta identificazione; la mamma, stramba, quando ha pochi mesi non vuol più saperne di lei perché scura di pelle. La chiamano “Moni”, nient’altro. L’alleva la nonna, che muore quando lei è in seconda media. Nessun parente se ne cura, lascia la scuola e il villaggio per cercare lavoro a Dhaka come domestica. E’ bella, intelligente, sensibilissima. Pochi anni fa una coppia di stranieri la assume: giapponese buddista lei, australiano cristiano lui. Per la prima volta si trova con qualcuno che assomiglia ad una mamma e ad un papà. La signora la porta con sé ai ricevimenti, le fanno frequentare corsi di cucina, imparare l’inglese… Per curiosità s’infila ogni tanto nella chiesa di Nayanagar, fra la folla che partecipa alla Messa. Le piace che leggano il vangelo e lo spieghino per bene, ma nulla di più, finché ascolta un’omelia in cui il celebrante dice che non dobbiamo far pesare sui figli le colpe e gli sbagli dei genitori: se i genitori trascurano i figli, il Signore li ama ancora di più. E’ la sua luce, come Saulo a Damasco: si sentiva punita da Dio, ora si sente amata. Chiede alle suore di Madre Teresa di diventare cristiana, ma la respingono bruscamente, confondendola con i tanti che vanno per interesse, o per spiare. Non desiste, continua ad andare alla Messa, ritenta di qua e di là finché incappa nel Seminario, supera la barriera del seminarista sospettoso, e finalmente arriva a P. Shorot, il Rettore. “Non la finiva più di farmi domande, ma alla fine ha capito che sto solo cercando quel Dio che ci ama quando siamo considerati senza valore”. Incomincia la catechesi, ci conosciamo e viene a qualche incontro biblico. Un giorno mi chiede: “Dammi tu il nome cristiano.” Esito: “Devi sceglierlo tu”, poi le dico di leggere il libro di Ruth. L’appassiona, ma non vuole scegliere il nome, lo vuole ricevere come dono. “Ti chiamerai Ruth.” le dico. Mi ringrazia felice. S’arrangia a fare tutti i documenti legali richiesti per autorizzare il cambiamento di religione, resistendo alle pressioni e alle prese in giro del notaio con tutto il suo ufficio. Battezzata il 20 marzo scorso, ha fatto la Comunione il 21, sprizzando gioia. Deve cambiare casa, perché quella in cui abita non ammette né cristiani né indù, e pensa di andare in un quartiere lontano, dove non la conoscono. Ma poi cambia idea: “Sono contenta di quello che sono, perché devo nascondermi?” E trova casa lì vicino, dichiarandosi cristiana.

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