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Salute

Arrivano gli spettacolari progressi della medicina. A Dhaka si aprono nuovi ospedali e cliniche grandi e piccole, bene attrezzate, specialmente private. I medici, appena ci si presenta loro, prescrivono un’infinità di esami clinici, poi liste di medicine incredibilmente lunghe. Oggi è possibile operare a cuore aperto, fare trapianti, dialisi e ogni sorta di esami clinici complessi. Ma questo progresso, che arriva dall’esterno, non è accompagnato da uno sviluppo della previdenza, né del sistema assicurativo. Quello che era impossibile pochi anni fa, e ci si rassegnava, ora è possibile, ma solo con spese assolutamente sproporzionate rispetto alle possibilità anche della classe media, per non parlare dei poveri. Si scatenano penose corse a chiedere aiuto per il bimbo con una malformazione cardiaca, o per un intervento di neurochirurgia: attraverso i giornali, presso le ONG, dai ricchi e dagli stranieri, nelle chiese; si vendono tutti i beni, si fanno debiti enormi. La salvezza di uno significa spesso la rovina della famiglia. Peggio ancora se corre voce che in India le cure sono più efficaci. Quando la malattia non è tanto grave, il povero se ne va con la sua lista di esami da fare o medicine da comprare; ne fa qualcuno, compra per qualche giorno, e poi va avanti come può. Per i missionari, a cui tutti ricorrono, si tratta di un problema serio.

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