L’allarme del Global AgeWatch Index 2015: aumentano le diseguaglianze anche nella speranza di vita e nella condizione degli anziani
Una fotografia sulla condizione della terza età nei diversi Paesi del mondo. Con una vera e propria classifica dalla quale emerge anche qualche sorpresa. Sono le coordinate del Global AgeWatch Index 2015, un rapporto sulla condizione della popolazione anziana a livello mondiale curato dalla ong britannica Age International, che si propone come suo impegno specifico il miglioramento della condizione degli anziani nelle regioni più povere del mondo.
Oggi nel mondo le persone con più di 60 anni sono 901 milioni, cioè circa il 12,3% della popolazione; ma anche a livello globale le società stanno rapidamente invecchiando: le proiezioni demografiche dicono che nel 2030 gli ultrasessantenni saranno 1 miliardo e 402 milioni ed equivarranno al 16,5% degli abitanti della Terra. Di qui l’importanza che sempre di più anche nei Paesi del Sud del mondo acquisirà il tema della condizione degli anziani. E non a caso a questo tema è legato uno dei nuovi Obiettivi di sviluppo che l’Assemblea Generale dell’Onu sarà chiamata ad adottare tra qualche giorno.
A partire da una serie di indicatori – legati non solo alla condizione economica, ma anche alla salute e all’accesso ai servizi sociali – il Global AgeWatch Index stila una graduatoria tra 96 diversi Paesi. Come si può vedere da questa infografica, i Paesi dove gli anziani hanno la possibilità di vivere meglio sono – nell’ordine – Svizzera, Norvegia, Svezia, Germania e Canada. L’Italia arriva solo al 37° posto. In coda infine compaiono Pakistan, Palestina (Cisgiordania e Gaza), Mozambico, Malawi e Afghanistan.
Al di là della classifica generale il Global AgeWatch Index offre alcuni dati specifici che fanno riflettere. Il più preoccupante è che anche dal punto di vista della condizione degli anziani nel mondo le diseguaglianze anziché diminuire aumentano. Lo si vede chiaramente dal dato sulla speranza di vita Paese per Paese: se nel 1990 la differenza tra i dieci Paesi in cui è più alta e quelli in cui è più bassa era di 5,7 anni oggi è diventata di 7,3. Nel dettaglio se chi ha 60 anni oggi in Giappone ha davanti a sé mediamente altri 26 anni di vita, in Afghanistan ne ha solo 16.
Anche i tassi di povertà tra la popolazione anziana, poi, variano fortemente da Paese a Paese con dati abbastanza sorprendenti: il Paese con il tasso più alto di povertà tra gli ultrasessantenni è un Paese con un’ecomonia forte come la Corea del Sud: a Seul quasi un anziano su due vive in condizioni di indigenza (48,5%). Seguono il Venezuela (38%), l’Australia (dato ancora più inaspettato 33,4%), la Bolivia (30,3%) e l’Honduras (28,9%). All’estremo opposto il Paese con il tasso più basso di povertà tra la popolazione anziana è l’Islanda (1,6%), seguito dalla Repubblica Ceca (1,7%). Ma tra i paesi dove gli anziani sono meno poveri rispetto al resto della popolazione ci sono anche sorprese il Laos (4,5%), l’India (5,1%) e le Isole Mauritius (6,4%).