Nel messaggio per la Giornata mondiale della pace 2021 Papa Francesco rinnova il suo appello. Secondo i dati del Sipri basterebbe che il mondo sulle armi tornasse ai livelli di spesa del 2010 per mettere a disposizione della lotta alla fame 138 miliardi di dollari, avvicinandosi al raddoppio delle risorse che complessivamente i Paesi dell’Ocse oggi investono in cooperazione allo sviluppo
“Che decisione coraggiosa sarebbe quella di costituire con i soldi che s’impiegano nelle armi e in altre spese militari un “Fondo mondiale” per poter eliminare definitivamente la fame e contribuire allo sviluppo dei Paesi più poveri”
Nel messaggio per le Giornata mondiale della pace 2021 – diffuso ieri – Papa Francesco torna a lanciare un appello contenuto nella sua enciclica Fratelli Tutti. L’idea è quella della creazione di un fondo che i singoli Paesi alimentino destinando alla lotta alla fame almeno una parte dei soldi che verrebbero impiegati nell’acquisto di nuove armi. Si tratta di un’idea che ha una sua lunga storia: fu già Paolo VI a lanciarla per primo negli anni Sessanta, ai tempi della prima corsa alla realizzazione di armi atomiche sempre più potenti e costose. Ma assume un’attualità del tutto particolare oggi che – come sappiamo – per effetto della pandemia il numero di quanti non hanno il necessario per vivere sta aumentando in maniera vertiginosa.
Viene quindi da chiedersi: si tratta di una bella utopia o davvero liberare risorse dalla corsa agli armamenti potrebbe avere un impatto decisivo sulla lotta alla fame? Per rispondere occorre innanzitutto chiedersi quanti soldi servirebbero oggi per vincere la fame nel mondo. Le stime evidentemente variano molto a seconda del tipo di interventi ipotizzati, ma anche assumendo la proposta più ambiziosa – formulata da Fao, Ifad e World Food Programme, i tre organismi Onu che si occupano di alimentazione – tra aiuti in aree povere, sviluppo agricolo, spese per lo sviluppo di moderni sistemi di irrigazione e infrastrutture occorrerebbero ogni anno 265 miliardi di dollari.
Quanti sono invece i soldi spesi in armamenti? La stima del Sipri, l’istituto di Stoccolma ritenuto più attendibile nel monitoraggio in materia, parla di 1.917 miliardi di dollari, cioè oltre sette volte tanto. E c’è anche un altro dato ancora più significativo: tra il 2010 e il 2019 la spesa in armamenti è cresciuta del 7,2% (circa 138 miliardi di dollari).
Numeri alla mano questo significa che se solo il mondo avesse scelto di non aumentare ulteriormente la quantità di denaro destinata all’acquisto di materiale bellico, la metà della cifra apparentemente astronomica indicata da Fao, Ifad e World Food Programme come necessaria per sconfiggere la fame sarebbe stata disponibile. E giusto per dare un altro raffronto: secondo i dati dell’Ocse: la cifra complessiva messa a disposizione dai Paesi membri per la cooperazione allo sviluppo nel 2019 è stata di 152,8 miliardi di dollari.
Sono solo accostamenti di numeri in una realtà che – lo sappiamo bene – è complessa. E certamente bisogna poi ragionare anche sul modo in cui questi grandi organismi internazionali spendono le risorse già oggi destinate alla lotta all’insicurezza alimentare. Ma il fatto che proprio mentre aumenta la spesa per le armi crescano anche gli affamati qualcosa dovrebbe suggerircelo. Sempre ammesso che un mondo “a fame zero” lo vogliamo davvero.