Il Nobel per la pace a Ican, la campagna per la messa al bando delle armi nucleari, avrà un impatto sulle scelte dei governi, Italia compresa?
«Già altre volte il comitato Nobel si è espresso per la messa la bando delle armi nucleari. Siete sicuri che queste iniziative possano avere un impatto?» chiede un giornalista. «Potrebbe avere impatto o non averlo. Ma non è un buon motivo per essere passivi», è la risposta dell’annunciatrice del Premio.
Il Nobel per la pace 2017 è stato conferito a ICAN-International Campaign to Abolish Nuclear Weapons, la campagna internazionale per la messa al bando delle armi nucleari. E dice una cosa molto semplice: milioni di persone in tutto il mondo hanno scelto di non essere passive. Il merito della campagna premiata dal Comitato di Oslo è di aver saputo collegare gruppi di cittadini, associazioni e organizzazioni che in tutto il mondo dicono con forza che non vogliono essere difesi da armi nucleari, facendo pressione sui governi per la messa al bando di ordigni capaci di provocare cataclismi di proporzioni inimmaginabili per l’umanità e il nostro pianeta. Un movimento partito dalla base che però ha imparato ad agire sul piano legale e politico, ad alti livelli. Una sfida impossibile? C’è chi continua a pensare che non lo sia. E che, in ogni caso, restare passivi non sia un’opzione accettabile.
Dal 1901 ad oggi il Nobel per la pace è andato per 19 volte a persone o organizzazioni attive per il disarmo. (Qui tutti i nomi). Quello di quest’anno a ICAN arriva in un momento in cui il mondo guarda con apprensione la crisi Nordcoreana, e in cui la minaccia di attacchi nucleari è più vicina che in passato. E in una fase decisiva anche nel percorso che ha portato, grazie proprio alle pressioni della società civile, a un trattato per la messa al bando delle armi nucleari, approvato a luglio 2017 dall’Onu e da pochi giorni aperto alla firma da parte dei vari Paesi.
«Un percorso, quello per il trattato per la messa al bando delle armi nucleari, che l’Italia non ha sostenuto», ricorda Francesco Vignarca, portavoce di Rete Italiana per il Disarmo, che in Italia è partner di ICAN. Ora cambierà qualcosa? «È difficile dirlo – risponde Vignarca -. La nostra campagna continuerà a chiedere alla politica un cambiamento rispetto all’adesione del nostro Paese al trattato. La presa di posizione del Comitato di Olso è un elemento di forza in più. L’annuncio ci ha dato una gioia indescrivibile e ci incoraggia ad andare avanti».