L’accademia di Oslo ha dato il Nobel per la pace 2016 al presidente della Colombia Juan Manuel Santos. Un incoraggiamento al processo di pace in corso.
Il Nobel per la pace va al presidente della Colombia per i suoi sforzi nel portare avanti lo storico processo di pace con le Forze armate rivoluzionarie della Colombia (FARC). Lo ha comunicato oggi l’accademia di Oslo, dichiarando che il premio rappresenta un incoraggiamento dopo l’esito negativo del referendum dello scorso 2 ottobre, con il quale il 50,24 dei colombiani votanti (solo il 38% degli aventi diritto) ha rifiutato l’accordo raggiunto.
L’annunciatrice del premio ha precisato che l’accordo non “scavalca” la decisione della popolazione colombiana, “che non ha rifiutato la pace, ma questo specifico accordo” e che, proprio perché l’esito del referendum “ha causato una pesante incertezza” e uno stallo, il comitato per il Nobel ha ritenuto di dare un incoraggiamento a un processo che “potrebbe mettere fine a una delle guerre civili più lunghe della storia”, l’unica rimasta nel continente americano (per conoscere l’origine del conflitto clicca qui). La motivazione del premio cita anche le vittime del conflitto – circa 7,5 milioni di persone, legate ai 200.000 morti, alle migliaia di “desaparecidos” e di persone torturate, spodestate della casa, della terra – affermando che “non ci sono risposte semplici”.
La scelta del Nobel per la pace quest’anno è stata resa difficile anche dalla presentazione dal record di candidature. In “gara” c’erano 228 individui e 148 organizzazioni, per un totale di 376 nomination.
Tra i favoriti c’erano i gruppi di protezione civile che operano in soccorso delle popolazioni nelle zone di guerra in Siria, i cosiddetti “White Helmets”, a favore dei quali si erano espresse a gran voce, tra gli altri, diverse star di Hollywood, da George Clooney a Daniel Day Lewis a Vanessa Redgrave.
Più di una volta il Comitato ha sorpreso tutti con le sue scelte: è accaduto lo scorso anno con il Quartetto per il dialogo nazionale tunisino, era accaduto nel 2009 con la scelta del presidente degli Stati Uniti Barack Obama, al suo primo anno di mandato, e l’anno successivo, con la nomina del dissidente cinese Liu Xiaobo, che si trovava in carcere, scelta chiaramente contestata da Pechino.