Non esistono più i Paesi in via di sviluppo

Non ci sarà più distinzione fra “Paesi in via di sviluppo” e “Paesi sviluppati”, ma i dati sullo sviluppo riguarderanno le aree geografiche del continente. Lo ha deciso la Banca Mondiale.
Negli anni Ottanta c’era il Terzo Mondo. Poi si è preferito parlare di Paesi in via di sviluppo e di Paesi sviluppati. E ancora: Paesi in via di industrializzazione verso Paesi industrializzati, Paesi a basso, medio e alto reddito, Paesi ricchi e poveri… per poi optare per un più politicamente corretto Nord e Sud del mondo. Nord ricco e sud povero, quindi. Ma poi nel Sud ci finiva in mezzo la Cina, secondo Paese per Prodotto interno lordo al mondo, subito sotto gli Stati Uniti. E fra i Paesi poveri c’era chi non lo era più, come il Brasile o il Sudafrica. In questi giorni la Banca Mondiale ha scelto di farla finita. La dicitura “in via di sviluppo” è da superare e, gradualmente, da abbandonare. La svolta è di portata storica ma è passata sottotraccia, almeno in Italia. Eppure compare nero su bianco nell’edizione 2016 degli Indicatori di sviluppo mondiale, una mole impressionante di dati statistici su 200 Paesi del mondo, suddivisi in base a 1400 indicatori economici e sociali, che l’istituzione rilascia ogni anno alla fine di aprile (scaricala qui).
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