Non ci sarà più distinzione fra “Paesi in via di sviluppo” e “Paesi sviluppati”, ma i dati sullo sviluppo riguarderanno le aree geografiche del continente. Lo ha deciso la Banca Mondiale.
Negli anni Ottanta c’era il Terzo Mondo. Poi si è preferito parlare di Paesi in via di sviluppo e di Paesi sviluppati. E ancora: Paesi in via di industrializzazione verso Paesi industrializzati, Paesi a basso, medio e alto reddito, Paesi ricchi e poveri… per poi optare per un più politicamente corretto Nord e Sud del mondo. Nord ricco e sud povero, quindi. Ma poi nel Sud ci finiva in mezzo la Cina, secondo Paese per Prodotto interno lordo al mondo, subito sotto gli Stati Uniti. E fra i Paesi poveri c’era chi non lo era più, come il Brasile o il Sudafrica.
In questi giorni la Banca Mondiale ha scelto di farla finita. La dicitura “in via di sviluppo” è da superare e, gradualmente, da abbandonare. La svolta è di portata storica ma è passata sottotraccia, almeno in Italia. Eppure compare nero su bianco nell’edizione 2016 degli Indicatori di sviluppo mondiale, una mole impressionante di dati statistici su 200 Paesi del mondo, suddivisi in base a 1400 indicatori economici e sociali, che l’istituzione rilascia ogni anno alla fine di aprile (scaricala qui).
Il nuovo rapporto sullo sviluppo della Banca mondiale include quest’anno anche indicatori che aiutano a misurare i 169 target dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) che la comunità internazionale si è data da qui al 2030.Gli esperti della Banca Mondiale hanno deciso di analizzare i progressi dei Paesi in base a questi e altri indicatori procedendo per aree geografiche, senza introdurre sottogruppi di altro tipo.
Nell’edizione 2016 del rapporto non compare più quindi la distinzione fra “Paesi in via di sviluppo” (o a medio-basso reddito) e Paesi sviluppati (ad alto reddito). I raggruppamenti di dati sono regionali (per esempio “Asia Orientale”).
Due conseguenze di questo cambiamento di prospettiva sono la comparsa nel rapporto dei dati che riguardano il nord America e l’inclusione dei Paesi dell’Unione europea nell’area geografica Europa-Asia Centrale.
Poiché alcuni utenti lo richiedono (ad esempio le agenzie delle Nazioni Unite e le organizzazioni umanitarie) la Banca Mondiale fa presente che sono disponibili ancora della analisi sullo sviluppo che escludono i Paesi ad alto reddito. Ma la svolta è compiuta.
Di fronte a distinzione divenute anacronistiche e impossibili da utilizzare si è preferito optare per un solo mondo, misurando il progresso in base agli Obiettivi di sviluppo sostenibile che la comunità internazionale si è data. A partire dal 2015 per i prossimi quindici anni.