Nel mondo 12 milioni di ragazzine ogni anno sono costrette a nozze precoci, persino a 10 anni. Una piaga che rovina le giovani e le loro comunità. Cinque domande e cinque risposte su questi dramma a Giulia Di Cristo di «Save the Children»
Chi sono e quante sono le spose bambine?
Si tratta di ragazze che vengono date in matrimonio in età precocissima. Sebbene ogni Paese abbia il proprio contesto e la propria legislazione, si parla di matrimoni precoci quando avvengono in un’età inadeguata al regolare sviluppo psicofisico della persona. La nostra organizzazione – che su questo fronte è attiva dal 2001 e ha portato avanti 52 progetti in 42 Paesi – interviene nella fascia tra i 10 e i 19 anni. E pensiamo che, in alcuni Paesi, le bambine sono promesse in spose addirittura alla nascita!
Nonostante recentemente si sia registrato un declino globale dei matrimoni precoci, nel mondo abbiamo ancora 12 milioni di spose bambine ogni anno, che spesso vengono concesse in matrimonio alla comparsa della prima mestruazione.
Dove ci si sposa ancora troppo presto?
Diversi fattori influenzano l’incidenza del fenomeno. In Paesi come il Bangladesh o l’India, dove esistono da decenni programmi di contrasto con un forte impegno legislativo, si è registrata una notevole diminuzione, mentre in realtà come il Nepal, dove il fenomeno è legato soprattutto a minoranze etniche e gruppi marginalizzati, il miglioramento è stato più contenuto. In Paesi che hanno subito gravi siccità, ad esempio il Niger, paradossalmente l’incidenza è diminuita perché le famiglie più povere non potevano sostenere i costi delle nozze. Laddove invece, come in Somalia e Nigeria, in contesti di conflitti protratti, sono stati attuati programmi di lotta all’Hiv e alla violenza di genere, sono state realizzate efficaci campagne per ridurre anche la tradizione dei matrimoni precoci, attraverso l’educazione sessuale e alla salute riproduttiva.
Quali sono le cause del fenomeno?
L’ineguaglianza di genere, la povertà, la difficoltà di accesso all’istruzione e alla sanità… E poi la carenza di un quadro legale e di un contesto politico che tutelino i diritti dei minori e delle donne. A questo dobbiamo aggiungere le situazioni di emergenza umanitaria. Per esempio, tra i bambini che vivono in condizioni di conflitto o di sfollamento si registra un’alta incidenza di matrimoni precoci, anche se è difficilissimo registrarli. In contesti di prolungata crisi, scarso accesso ai servizi primari, bassa prospettiva di vita – in cui si trovano appunto le famiglie costrette in campi profughi – le nozze delle figlie anche giovanissime diventano una strategia di autoconservazione. C’è poi una matrice culturale del matrimonio precoce, che in alcuni contesti è sostenuto e difeso da una serie di norme e consuetudini sociali molto forti, incarnate da anziani, capitribù, leader religiosi e spirituali.
Quali sono gli effetti individuali e sociali?
A livello individuale, le bambine subiscono gravi violazioni al diritto alla salute, fisica e mentale, e conseguenze permanenti sul livello di istruzione e le prospettive di vita, che si ripercuotono poi sui loro figli. Il fenomeno ha anche un impatto sul contesto socioeconomico, che rimane arretrato e basato sulle attività di sussistenza. La scolarizzazione resta bassa, le ragazze spesso rimangono addirittura analfabete e il loro lavoro viene sfruttato all’interno della famiglia del marito, in un’economia informale basata sul sommerso. Senza contare gli enormi costi sanitari, per le conseguenze delle gravidanze precoci. I figli di mamme bambine, spesso mal nutrite, nascono prematuri e affrontano a loro volta malnutrizione e problemi sanitari nei primi anni di vita, in un circolo vizioso che si auto-alimenta.
Come combattere i matrimoni precoci?
L’intervento legislativo non è sufficiente. Serve un approccio sistemico – che coinvolga governi e famiglie – e multidisciplinare, con interventi educativi e di inclusione socioeconomica. Importanti sono gli incentivi alla frequenza scolastica, con la sensibilizzazione e l’intervento attivo di tutta la comunità, compresi leader religiosi e spirituali, nonni e padri. Servono meccanismi di supporto per affrontare i costi e i criteri di accesso allo studio superiore e alla formazione professionale, e un collegamento tra scuola e lavoro. Poiché il matrimonio precoce è spesso una misura economica per garantire un futuro alle donne che hanno meno accesso al credito, al lavoro e all’eredità, i percorsi di professionalizzazione contribuiscono ad allontanare la soglia delle nozze e rendono le ragazze autonome. Infine, l’educazione sessuale e alla salute riproduttiva dovrebbe entrare nel curriculum scolastico.