Sette anni fa iniziava l’odissea dei richiedenti asilo confinati dall’Australia su due isole in mezzo all’Oceano. Un trattamento inumano che ha provocato morte, malattie psichiche e tanti altri problemi e resta irrisolto. Padre Giorgio Licini, segretario della Conferenza episcopale della Papua Nuova Guinea, racconta qual è oggi la situazione. E rilancia l’appello: l’Australia abbandoni questa politica crudele e scelga una via d’uscita umanitaria
Arrivò in Australia a 16 anni per fuggire dalla guerra sui Monti Nuba. Oggi Stephen Kamal – con la sua associazione «One in Four» – raccoglie libri scolastici da mandare in Sudan dentro container che si trasformano in biblioteche
La conferenza episcopale della Papua Nuova Guinea ha diffuso un appello al nuovo governo affinché si prenda cura delle persone e dell’ambiente, sconfiggendo la corruzione prima di occuparsi di fare “affari”. E chiedono che la chiusura del centro di detenzione dei profughi scaricati dall’Australia a Manus sia il primo impegno
A Manus, in mezzo all’Oceano Pacifico, sono reclusi da quasi sei anni 400 migranti da Iran, Iraq, Africa. Cercavano una nuova vita in Australia, ma Canberra li ha relegati qui. Dove loro, oggi, non ce la fanno più…
La fuga dalla guerra a Daraa, il barcone dall’Indonesia, la lunga detenzione sull’isola-lager di Nauru, il «ricollocamento» a Phnom Penh, nuovi scogli burocratici per far arrivare la famiglia: nella storia della famiglia Zalghanah l’intero repertorio dell’odissea globale dei rifugiati
Scritti e illustrati da un gruppo di donne del Northern Territory – dove solo un bambino su tre sa leggere e scrivere – i volumi con le avventure di Moli det bigibigi («la maialina Molly» in lingua Kriol) si trasformano in libri e scuole per le comunità indigene
Presentato il catalogo della collezione dedicata all’Australia di Anima Mundi, la sezione dei Musei Vaticani dedicata ai popoli indigeni. Padre Mapelli: «Sguardi su un mondo per cui dipingere e creare arte è una forma di comunione con una realtà spirituale che impregna la natura e le dà un senso profondo»