Il paese vive un’emergenza umanitaria perenne e la situazione non accenna a migliorare. Ma la presenza del missionario laico Maurizio Barcaro e una scuola appena ricostruita sono segni di una ripartenza possibile
La pittura haitiana affonda le sue radici nel mondo degli schiavi e nel vudù, sentito come un elemento unificatore in grado di custodire la memoria delle origini africane, ma accoglie anche il cattolicesimo degli spagnoli e dei francesi e il protestantesimo americano
Dall’isola caraibica la testimonianza della francescana suor Marcella Catozza. Ogni giorno decine di sequestri: se la famiglia non paga il riscatto le persone vengono giustiziate per la strada. Filmati e video su internet fonte di ispirazione per le bande criminali, che si fanno crescere la barba e proclamano un “califfato haitiano” senza nemmeno sapere che cosa significhi. Il funerale in chiesa per un membro di una banda: “ultimo istante di verità” nella sua vita.
Le immagini dei migranti haitiani inseguiti e frustati dalla guardia di confine americana hanno fatto il giro del mondo e non possono non interpellarci nella Giornata mondiale delle migrazioni che la Chiesa celebra domenica 26 settembre.
A quasi un mese dal terremoto, l’isola caraibica è nel pieno della ricostruzione. Le bande armate hanno preso il controllo e la polizia non ha le forze per arginare una vera e propria guerra civile. La priorità è sfamare le persone
La testimonianza di Maurizio Barcaro da Port-au-Prince: “Continuano le scosse di assestamento. Colpita anche Jeremie dove ci sono i nostri ragazzi. Una nuova prova enorme per un Paese con una economia allo sbando e problemi a rifornirsi di carburanti e beni di prima necessita anche in tempi normali”. La Fondazione Pime riapre il fondo di sostegno “S112 Emergenza Haiti”
Dopo l’assassinio del presidente Moise si sono già spenti i riflettori sull’isola caraibica. Da Port-au-Prince la testimonianza di Maurizio Barcaro, missionario laico italiano: “In un clima di violenza, sequestri, lotte fra bande e caos politico impossibile pensare a elezioni accettabili come vorrebbe la comunità internazionale”