Israele: «Non esiste una vera soluzione senza una vera pace»

È il messaggio che proviene da Neve Shalom Wahat al-Salam, un villaggio dove israeliani e palestinesi vivono insieme. E dove oggi si condividono momenti di paura e di sconcerto. «Non possiamo vivere in tranquillità e sicurezza senza riconoscere i pieni diritti di ogni singolo essere umano», dice Samah Salaime, direttrice dell’ufficio comunicazione e sviluppo del Villaggio, di cui pubblichiamo il messaggio
 

Pizzaballa: «Nessuno si senta più rifiutato a Gerusalemme»

L’omelia del patriarca latino di Gerusalemme nella veglia di Pentecoste presieduta nella chiesa più vicina a Sheikh Jarrah, a poche ore da un cessate il fuoco che non ha spento gli odi di questi drammatici giorni: «Non bastano gli incontri interreligiosi: impegniamoci perché nelle nostre scuole, nelle nostre istituzioni, nei media, nella politica, nei luoghi di culto risuonino il nome di Dio, di fratello e di compagno di vita»
 

Dalla violenza al dono: un rene unisce arabi ed ebrei

Mentre da dieci giorni il conflitto semina morte e distruzione tra la Striscia di Gaza e Israele, un gesto semina speranza. La famiglia di Yigal Yehoshua – 56enne ebreo, vittima delle violenze a Lod – ha accettato la donazione di un organo che ha portato nuova vita ad una donna araba. “Questo rene ebreo ora è parte di me”, ha raccontato
 

Annessione, il grido di dolore dei cristiani di Betlemme

Lettera aperta del clero di tutte le confessioni cristiane contro l’annessione degli insediamenti da parte di Israele: «Sentiamo il peso della storia sulle nostre spalle per continuare a mantenere la presenza cristiana nella terra dove tutto ha avuto inizio. Soffocando Betlemme l’annessione spingerà altri nostri giovani a emigrare: si fermi questa ingiustizia»
 
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