Il Nangharar – la provincia dell’Afghanistan sulla quale gli Stati Uniti ieri sera hanno sganciato l’ordigno più potente dai tempi dell’atomica – si trova al confine con il Pakistan. Proprio il posto dove l’anno scorso il terrorismo islamista insanguinò la Pasqua. Ma – in questo Venerdì Santo 2017 – chi si ricorda dei cristiani di Lahore?
Parla l’arcivescovo di Karachi mons. Joseph Coutts sul Paese sconvolto dalla strage di Pasqua: «Viviamo in una tensione costante. Segnali positivi dal governo contro il terrorismo, ma come rieducare i giovani istigati all’odio?»
Il domenicano padre James Channan dalla città pakistana colpita dalla strage di Pasqua: «Sono tanti i musulmani che ci hanno consolato anche in questa occasione dolorosa, hanno pianto con noi e pregato con noi per le vittime»
Sull’attentato del parco di Lahore in Pakistan, Farahnaz Ispahani, ex parlamentare e giornalista dice a Mondo e Missione: «I terroristi proseguono nel loro obiettivo di purificare il Pakistan da tutti coloro che non si adattano alla loro visione».
Secondo i dati diffusi dalla polizia pachistana tra le vittime identificate della strage di Pasqua i cristiani sono 14 e i musulmani 54. Particolare importante ma che invece è sfuggito ai nostri racconti. Eppure dice con chiarezza come la persecuzione ci unisca molto più di quanto i jihadisti vorrebbero farci credere