Anche la piccola Chiesa presente in Marocco, così come le Caritas locali e internazionali, si sono mobilitate per portare aiuto alle popolazioni drammaticamente colpite. «Di fronte a una simile tragedia, vogliamo esprimere compassione e prossimità a tutto il Paese e a tutte le famiglie in lutto», ha detto l’arcivescovo di Rabat, cardinale Cristóbal López Romero
Interi villaggi distrutti, migliaia di persone che hanno perso tutto. La testimonianza e l’impegno di Caritas Marocco per le vittime del terremoto. Il supporto di Caritas internationalis e della Chiesa italiana che ha già stanziato 300 mila euro
Quattro suore africane hanno ridato vita a un monastero fondato nel 1931 da un francescano francese nel Villaggio berbero di Tazert, che soffre per l’isolamento e l’arretratezza: «Siamo un’oasi di accoglienza e dialogo», raccontano. «La nostra Pasqua? Poche ma gioiose, come le donne davanti al sepolcro vuoto di Gesù!»
L’attacco dell’esercito marocchino al confine con la Mauritania mette fine al cessate-il-fuoco siglato nel 1991 e ripropone uno scenario di crisi in una terra che non conosce pace sin dal 1975
La denuncia: «Dalla diffusione del Coronavirus in Algeria, oltre 60 attivisti sono finiti in carcere». E anche in Marocco una legge sull’emergenza sanitaria prevede il carcere per chi viola le disposizioni delle autorità con «testi, pubblicazioni o fotografie»
La comunità che accoglierà il Papa in questi giorni riunisce culture ed etnie diverse ma vuole inserirsi nel contesto locale: parla l’arcivescovo di Rabat monsignor López. Che, sull’immigrazione, richiama l’Europa.
In un reportage di El Confidencial la storia di Bouh, che con grande coraggio ha difeso l’ultima chiesa cattolica del Sahara dalla distruzione affinché con essa non svanissero anche le radici sahrawi che vi erano intrecciate. Una chiesa che oggi è tornata a vivere grazie ai migranti giunti a Dakhla dall’Africa subsahariana