La lettera appello di padre Sebastiano D’Ambra, da decenni impegnato con il movimento Silsilah per il dialogo tra cristiani e musulmani nelle Filippine: «Non possiamo più chiudere gli occhi di fronte ai tanti omicidi, massacri, decapitazioni, compiuti spesso dicendo “Bismillah” (“nel nome di Dio”)»
Viaggio nella città dove dal 23 maggio l’esercito filippino combatte i gruppi legati allo Stato islamico che sognavano di farne la loro capitale nel sud-est asiatico. Una crisi specchio delle troppe contraddizioni di Mindanao. Ma dove si incontrano anche tanti “operatori di pace” che sul campo lavorano sull’emergenza aiutando a stemperare le tensioni
Duterte ha decretato la legge marziale a Mindanao (che il parlamento deve approvare) ma non c’è alcuna possibilità di risolvere per via militare problemi e situazioni di decenni e di secoli. Non può essere lo Stato autoritario a convincere della bontà della democrazia
Il presidente Duterte dalla Russia (dove si trova in viaggio) ha decretato oggi la legge marziale a Mindanao, la grande isola del sud delle Filippine dove nella città di Marawi da giorni vi sono scontri con le formazioni islamiste locali di Abu Sayyaf e Maute Group
Martire per affermare fino in fondo il valore del dialogo tra cristiani e musulmani. È il profilo di padre Salvatore Carzedda, ucciso 25 anni fa a Mindanao, che il Pime di Milano ricorda mercoledì 22 con una serata in occasione della Giornata dei missionari martiri. Riscoprendo anche un suo significativo scritto su Gesù e il Corano
A venticinque anni dall’uccisione di padre Salvatore Carzedda a Zamboanga, l’importanza di continuare a promuovere l’incontro tra cristiani e musulmani. Per costruire un’alternativa alla violenza
Oggi la proclamazione ufficiale del nuovo presidente. La classe media e bassa lo ha votato in massa perché stanca di vedere la lotta alla corruzione fermarsi sulla porta di casa di compagni di partito ed alleati politici. E adesso da lui si aspetta i fatti dopo le promesse
Repressa nel sangue una manifestazione dei contadini a Kidapawan, nelle Filippine. Il riso a disposizione degli uffici municipali per l’assistenza alla popolazione rimane sempre una manciata insufficiente; mentre cifre da capogiro finiscono in questi giorni nelle spese elettorali e nei meandri della corruzione