Nelle ultime settimane nuovi scontri e tensioni sul confine. Per contingenze internazionali e situazione interna, entrambe le leadership hanno interesse a utilizzare la “carta” del Kashmir per consolidare il consenso e giustificare apparati militari imponenti. Ma i rischi per la regione sono enormi
Colpito a morte a Karachi il giornalista e attivista per i diritti umani Khurram Zaki, in prima linea nel denunciare le violenze dei talebani. Una fotografia del 2015 ritrae lui musulmano con un crocifisso in mano per difendere i diritti dei cristiani
Parla l’arcivescovo di Karachi mons. Joseph Coutts sul Paese sconvolto dalla strage di Pasqua: «Viviamo in una tensione costante. Segnali positivi dal governo contro il terrorismo, ma come rieducare i giovani istigati all’odio?»
Il domenicano padre James Channan dalla città pakistana colpita dalla strage di Pasqua: «Sono tanti i musulmani che ci hanno consolato anche in questa occasione dolorosa, hanno pianto con noi e pregato con noi per le vittime»
Secondo i dati del rapporto di Amnesty International il più alto numero di esecuzioni da oltre 25 anni. In Iran, Arabia Saudita e Pakistan si concentra il 90% delle esecuzioni note. Eppure oggi la maggior parte dei Paesi del mondo risulta abolizionista per tutti i reati
Il figlio, dell’ex governatore del Punjab Salman Tasser ucciso nel 2011 dai fondamentalisti per la sua opposizione alle leggi sulla blasfemia, è stato appena liberato dopo quasi 5 anni di prigionia. Su Twitter ha deciso di rispondere a tutte le curiosità dei follower: da qual è la sua canzone preferita a come vede la sorte di Asia Bibi.
Sull’attentato del parco di Lahore in Pakistan, Farahnaz Ispahani, ex parlamentare e giornalista dice a Mondo e Missione: «I terroristi proseguono nel loro obiettivo di purificare il Pakistan da tutti coloro che non si adattano alla loro visione».
Secondo i dati diffusi dalla polizia pachistana tra le vittime identificate della strage di Pasqua i cristiani sono 14 e i musulmani 54. Particolare importante ma che invece è sfuggito ai nostri racconti. Eppure dice con chiarezza come la persecuzione ci unisca molto più di quanto i jihadisti vorrebbero farci credere