Esce oggi il rapporto di Medici senza frontiere che documenta le violenze indiscriminate che da oltre un anno vengono commesse in Sudan, dove la situazione umanitaria è catastrofica e anche l’intervento sanitario è sempre più difficile
Sono ormai quasi9 milioni le persone in fugaa causa del conflitto scoppiatoin Sudan nell’aprile 2023. Ma i pochissimi che raggiungonole coste del Mediterraneorischiano di essere trattatida criminali. Come è successo recentemente in Tunisia
Un anno dopo l’inizio del conflitto, l’Onu definisce la situazione sudanese «uno dei peggiori disastri umanitari della storia recente». Migliaia di morti e quasi 9 milioni di persone costrette a lasciare le loro case. Ma nessuno ne parla. E nessuno interviene
Nel Paese oggi nell’occhio del ciclone per gli attacchi Houthi nel Mar Rosso, la ong fondata da Asia Al-Mashreqi ha aiutato due milioni di rifugiati di guerra. «Ma il mondo ha lasciato solo il mio popolo», dice la vincitrice del Premio Nansen dell’Onu. Che è la protagonista anche della nuova puntata di Finis Terrae
Sono quasi otto milioni i profughi e gli sfollati sudanesi. Un’emergenza senza fine e sempre più grave, accompagnata da gravi crimini di guerra e violazioni dei diritti umani. Ma non si intravvedono vie d’uscita al conflitto civile. Il Pime impegnato con i profughi in Ciad
Dopo l’ultima offensiva dell’Azerbaigian, l’autoproclamata Repubblica autonoma è stata cancellata e centomila abitanti sono fuggiti in massa, soprattutto verso l’Armenia. Dove «la situazione è critica», racconta il presidente della Caritas
Nel Paese devastato dalla guerra civile è nata una nuova comunità cristiana, che accoglie gli sfollati dalle aree più colpite. Il racconto di padre Robert Moe, missionario birmano del Pime rientrato nel suo Paese di origine dopo dodici anni
Evacuati precipitosamente in Pakistan o in altri Paesi, nell’agosto di due anni, fa in seguito alla presa del potere da parte dei Talebani, circa 50 mila profughi afghani potrebbero ora essere trasferiti nelle Filippine, nell’attesa che gli Stati Uniti esaminino le loro domande. Ma alcuni senatori filippini hanno già sollevato dubbi. E intanto i profughi rimangono bloccati e spesso perseguitati