In occasione della Giornata mondiale del rifugiato, l’Unhcr ha reso noto i dati più recenti che raccontano di un mondo dove sempre più persone sono costrette a lasciare le loro terre. L’ultimo scenario di guerra, quello del Sudan, vede impegnato anche il Pime nell’accoglienza dei profughi fuggiti in Ciad
L’ennesimo conflitto scoppiato a metà aprile ha provocato moltissimi morti e costretto centinaia di migliaia di persone alla fuga, aggravando una situazione umanitaria già critica. Il Pime in prima linea per i profughi sudanesi in Ciad
Le riflessioni di una studentessa universitaria che ha partecipato al progetto “Mission Exposure”: «In Giordania, accanto ai profughi siriani e iracheni, ho imparato molto, specialmente dalle persone che avrei dovuto aiutare»
Hanno superato la cifra record di 100 milioni le persone in fuga nel mondo. È quanto emerge dal rapporto dell’Unhcr, pubblicato in vista della Giornata mondiale dei rifugiati che si celebra il 20 giugno. Non era mai successo prima.
La lettera di padre Luca Vinati, missionario del Pime in Guinea Bissau: «Interessi economici influenzano quelli ideologici, politici, religiosi e di potere. La mia speranza è che il conflitto russo-ucraino sia occasione per tutti noi per convertirci, per cambiare il nostro stile di vita quotidiano, con azioni concrete contro ogni forma di potere ingiusto»
Le immagini dei migranti haitiani inseguiti e frustati dalla guardia di confine americana hanno fatto il giro del mondo e non possono non interpellarci nella Giornata mondiale delle migrazioni che la Chiesa celebra domenica 26 settembre.
La Federazione della Stampa missionaria (Fesmi) promuove un appello lanciato insieme a un gruppo di associazioni per un gesto da compiere domenica 8 marzo in piazza San Pietro a sostegno degli appelli lanciati da Papa Francesco in questi giorni per la tragedia che si sta consumando in Siria e al confine con la Grecia
Prosegue la raccolta fondi straordinaria S136 per le mjigliai di profughi in fuga da Boko Haram. Fratel Fabio Mussi da Yagoua: «Situazione ancora segnata da una grave precarietà»