Va bene ribadire la dottrina. Va bene anche riconoscere con gratitudine ed incoraggiare le coppie e le famiglie che si impegnano in senso genuinamente cristiano. Ma l’umiltà non guasta mai. Perché anche le costruzioni più belle vanno sempre curate o a volte si rompono. Ma soprattutto perché la Chiesa è missionaria.
Come si guarda in missione al Sinodo che sta per cominciare? E come affrontare – in situazioni dove la fragilità delle famiglie è spesso legata anche a contesti sociali difficili – la sfida di un incontro tra verità e misericordia? Su «Mondo e Missione» i racconti di suor Agnese Roveda dal Brasile e suor Alessandra Bonfanti dall’Africa
La missione non è ideologia. Lo dice chiaramente Papa Francesco nel messaggio per la prossima giornata mondiale del 18 ottobre, quando si chiede: “Chi sono i destinatari privilegiati dell’annuncio evangelico?”. E indica la risposta, che “è chiara e la troviamo nel Vangelo stesso: i poveri, i piccoli e gli infermi, coloro che sono spesso disprezzati e dimenticati, coloro che non hanno da ricambiarti”.
Lo Stato di Amapà in Amazzonia è emblematico dei mali che infieriscono sulla fragilità dei nuclei domestici: situazioni «irregolari» che escludono molti fedeli dalla vita della Chiesa, spiega suor Agnese Roveda
Fra tradizione e modernità, villaggi e città, problemi economici e fragilità affettiva, tribù e single… Per suor Alessandra Bonfanti, missionaria dell’Immacolata in Guinea Bissau, la famiglia è una lente con cui guardare alle sfide dell’Africa contemporanea
La famiglia, le fragilità nelle situazioni matrimoniali, l’ideologia del gender predicata dai media brasiliani: mons. José Negri, vescovo coadiutore della diocesi di Santo Amaro, racconta la vigilia del Sinodo sulla famiglia vista dalla periferia di San Paolo
Le novità introdotte ieri dal Papahanno una valenza particolare per i cristiani del mondo arabo. Dove tutti i matrimoni sono religiosi e – come racconta in questo articolo il vicario di Amman, mons. Marun Lahham – capita che un orientale cattolico scelga di aderire a una Chiesa ortodossa (o addirittura all’islam) per ottenere più facilmente l’annullamento del matrimonio