Le indagini sulla strage del 1° luglio a Dhaka stanno svelando legami diretti con lo Stato islamico. E si teme che i «combattenti» che rientrano da Siria e Iraq trovino un nuovo terreno di coltura tra i profughi rohingya, che continuano a giungere dal Myanmar
«Nella nostra Regione dell’Estremo Nord c’era molta apprensione per paura di qualche attentato con bambini kamikaze, ma, per grazia di Dio, non è successo niente di così grave». Nel mondo c’è chi comincia l’anno scolastico così.
È caccia ai responsabili dell’attentato dinamitardo che venerdì 2 settembre ha provocato 14 morti e 67 feriti nella grande città meridionale filippina di Davao.
Il Brasile sta attraversando una crisi economica e politica senza precedenti. Ecco, da San Paolo, il clima che si respira alla vigilia delle Olimpiadi.
Il presidente di Pro Civitate Christiana (al centro nella foto), spiega perché lavorare per la pace ha ancora senso, dopo l’attentato di Nizza. E racconta di quando ne parlò con Papa Francesco.
Che cosa c’è al fondo dell’animo umano che poi si scatena in modo così crudele sotto la coloritura, il rivestimento o persino l’imbroglio della religione, della protesta, dell’ideologia, della politica, della teoria della sicurezza nazionale o del semplice interesse economico?
Il domenicano padre James Channan dalla città pakistana colpita dalla strage di Pasqua: «Sono tanti i musulmani che ci hanno consolato anche in questa occasione dolorosa, hanno pianto con noi e pregato con noi per le vittime»
Sull’attentato del parco di Lahore in Pakistan, Farahnaz Ispahani, ex parlamentare e giornalista dice a Mondo e Missione: «I terroristi proseguono nel loro obiettivo di purificare il Pakistan da tutti coloro che non si adattano alla loro visione».