Nel Paese nei cui penitenziari sovraffollati a detta dello stesso ministro della Giustizia “c’è meno spazio per un corpo che dentro una bara” la pandemia sta dilagando. E c’è molta preoccupazione anche per gli attivisti per la democrazia o i diritti umani incarcerati perché contrari al controllo militare sul Paese
A un anno ormai dall’inizio delle proteste popolari contro l’esercito e la monarchia thailandese, restano in carcere in attesa di processo sette giovani attivisti. Uno di loro, Parit Chiwarak, rifiuta il cibo per protesta e le sue condizioni hanno costretto le autorità al ricovero in ospedale
Hanno ripreso vigore le manifestazioni che chiedono la riscrittura della Costituzione imposta dopo il golpe del 2014, l’uscita di scena dei militari dal governo e una revisione dell’istituzione monarchica che troppo spesso si è appoggiata sull’esercito. E quanto sta accadendo a Yangon incoraggia ulteriormente le proteste
La crisi economica che la pandemia ha portato con sé ha causato il rientro di più di 150mila di lavoratori migranti cambogiani dalla Thailandia. Ma, ritornando a casa, trovano poche opportunità
L’esercito e la monarchia – screditata da Rama X – sono oggi sotto assedio per la richiesta dei giovani di una svolta radicale a Bangkok. E anche la ristretta oligarchia monopolista sta accusando i primi colpi della crisi economica
Sui monti della Thailandia ai confini con il Myanmar, dove i missionari del Pime svolgono il proprio ministero tra le minoranze tribali, è iniziato un grande progetto per i cristiani akha. Primo passo: mettersi d’accordo su come tradurre le 4000 parole fondamentali per raccontare la fede
A Bangkok i frati minori vivono la loro missione in un “giardino della pace del Vangelo” che confina con la casa Santa Chiara per i malati di Aids. Fra Mauro Zannin: “Qui in Thailandia ho avuto l’occasione di ascoltare molte persone la cui vita è stata cambiata attraverso il un incontro personale con Gesù”