Arcivescovando
La famiglia è originaria del sud, dove Padrishibpur assomiglia a una piccola isola cristiana fra le tante isole e zone allagate abitate da Hindù e Musulmani. Il papà era chiamato “sadhu” (santo), perché avvicinandosi l’età anziana aveva lasciato ogni preoccupazione mondana, vestiva con il “doti”, portava la barba, pregava e girava di villaggio in villaggio, fino a scomparire – forse nella zona di Calcutta – per rientrare in famiglia solo parecchi anni dopo. Lui racconta che il giorno della sua ordinazione sacerdotale un maestro musulmano facendogli le congratulazioni gli disse: “Ricordati che sei diventato prete anche per noi.” Ha sempre cercato, in seguito, di non dimenticare questa raccomandazione. Ha studiato a Lovanio (Belgio) e insegnato morale in seminario, poi – fatto vescovo della nuova diocesi di Rajshahi – ne ha impostato la fondazione dal 1990 al 1995, quando lo hanno trasferito a Chittagong. Qui ha dato grande impulso alla missione fra gli aborigeni della zona chiamata Hill Tracts, preso contatto con quasi tutti i diversi gruppi etnici, fondato diverse nuove parrocchie, e ha cercato di far fronte alle conseguenze di un ciclone colossale nelle zone basse, e dell’invasione di topi nelle zone collinari. In novembre, Patrick D’Rozario è stato nominato Coadiutore con diritto di successione dell’arcidiocesi di Dhaka. Significa che sarà il nuovo arcivescovo di Dhaka quando l’attuale – Paulinus Costa – si dimette. Presumibilmente l’anno prossimo.
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