Arricchire la Chiesa di povertà
La quarta nota della Chiesa in Algeria descritta dal vescovo Pierre Claverie, ucciso nel 1996: «Accettare la propria povertà come ospite, spogliata di quanto aveva e lasciarsi amare. Accogliere l’aiuto dell’altro, il consiglio, l’orientamento che nascono da una condivisione di vita e di vera comunione».
«Sono qui non per “fare notizia – dice Papa Francesco ad Assisi – ma per indicare che questa è la via cristiana, quella che ha percorso san Francesco… Francesco fece la scelta di essere povero. Non è una scelta sociologica, ideologica. È la scelta di essere come Gesù, di imitare Lui, di seguirlo fino in fondo. Gesù è Dio che si spoglia della sua gloria». Così il Papa alza lo sguardo e si chiede: «Di che cosa deve spogliarsi la Chiesa?».
«La Chiesa deve spogliarsi di ogni mondanità spirituale, che è una tentazione per tutti; spogliarsi di ogni azione che non è per Dio, che non è di Dio; dalla paura di aprire le porte e di uscire incontro a tutti, specialmente dei più poveri, bisognosi, lontani, senza aspettare; certo non per perdersi nel naufragio del mondo, ma per portare con coraggio la luce di Cristo, la luce del Vangelo».
Il cappuccino Hubert Le Bouquin che vive a Tiaret (Algeria), vede il Papa come il nuovo Francesco e scrive: «Chiamarsi Francesco non può essere un programma di pontificato. Francesco d’Assisi non era un uomo di programma. Il nome è soprattutto un segno. Segno di una Chiesa che vuol essere povera, che vuole vivere nella sua carne la beatitudine evangelica: – Felici voi poveri! -. Non una Chiesa per i poveri, che deve andare verso i poveri e chinarsi verso di loro, ma una Chiesa che si lega a loro, che assume la loro condizione, che prende ella stessa i cammini della povertà come il suo Signore Gesù, lui, che da ricco che era, si è fatto povero per arricchirci della sua povertà e che non smise mai di legarsi con amore ai poveri. Si è fatto povero perché la Chiesa come lui arricchisca il mondo della sua povertà».
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