Oggi, giornata mondiale dell’alimentazione, il governo italiano ha consegnato al Segretario Generale ONU Ban Ki-Moon la Carta di Milano. Ma diverse associazioni fra cui Caritas hanno deciso di non firmarla.
“Non dà voce ai poveri”. Caritas ha bocciato così la Carta di Milano. Slow Food Italia e Oxfam, due fra le più importanti organizzazioni del terzo settore coinvolte in Expo hanno fatto sapere che non la firmeranno perché è generica e lacunosa su alcuni temi fondamentali. Cresce nel Terzo Settore il disagio verso il documento che dovrebbe restare come eredità morale di Expo 2015.
Su Mondo e Missione lo scrivevamo diverso tempo fa. È difficile trovare un punto sul quale non si è d’accordo nella Carta di Milano, ma è un documento che si limita appunto ad enunciazioni ovvie, dove problemi che riguardano l’alimentazione come la speculazione finanziaria sul cibo, il land grabbing, gli OGM non sono affrontati. A rilevarlo già a inizio Expo erano state due campagne della società civile, Sulla fame non si specula, e Campagna Zero Zero Cinque in questo comunicato. Ieri è arrivata la stroncatura di Caritas e il comunicato di Slow Food e Oxfam. Nel mese di ottobre diverse organizzazioni del Terzo Settore hanno preparato questo documento in sei punti di integrazione alla Carta di Milano, che è stato inserito fra i contributi alla Carta, senza che il testo del documento sia tuttavia modificato.
“Abbiamo partecipato ai lavori preparatori della Carta, ma abbiamo deciso di non firmarla perché non tocca alcuni nodi: la proprietà dei semi, l’acqua come bene comune, i cambiamenti climatici. E poi non prevede impegni concreti per i governi e le multinazionali” ha spiegato Gaetano Pascale, presidente di Slow Food Italia.
Slow Food ha un padiglione in Expo. “Ci è sembrata comunque un’occasione per poter parlare di certi temi a un pubblico vasto -precisa Pascale-. E la Carta di Milano è purtroppo generica. Certo è un primo passo, ma secondo noi non basta. È il frutto di una mediazione, tra i firmatari ci sono anche alcune multinazionali e capisco che il Governo italiano non abbia potuto osare di più. Il nostro compito invece è quello di spingere più avanti il dibattito e proporre modelli alternativi”.
Sulla stessa lunghezza d’onda Oxfam Italia, che fa parte del network internazionale di 17 organizzazioni non governative distribuite in altrettanti Paesi. “La carta di Milano è un buon punto di partenza -spiega Federica Corsi, dell’Ufficio campagne di Oxfam-. Ma è lacunosa su cinque temi: politiche per l’agricoltura contadina, stop alla speculazione finanziaria su materie prime come il cibo, tolleranza zero su landgrabbing, riduzione della Co2 e consumo di suolo agricolo”.
Decisamente più duro è stato il giudizio di Caritas: “È una Carta – dice Michel Roy, segretario generale di Caritas Internationalis – scritta dai ricchi per i ricchi, quindi un testo parziale, per i destinatari e i contenuti. Non si sente la voce dei poveri del mondo, né di quelli del Nord, né di quelli che vivono nel Sud del pianeta”.
«Manca di mordente e offre un approccio limitato». Perché indica un problema – la fame nel mondo – tutto sommato noto, ma non mette a fuoco le cause e quindi le soluzioni” ha continuato Roy. “Contiene una nobile e giusta esortazione a evitare gli sprechi, ma dove si parla di «speculazione finanziaria, accaparramento delle terre, diffusione degli ogm, perdita della biodiversità»? Da nessuna parte, così come «sono trascurati clima, Borse e speculazioni finanziarie sul cibo, acqua, desertificazione e biocombustibili».
Anche Caritas è stata coinvolta nella redazione della Carta: «Siamo stati chiamati a partecipare alla sua stesura – spiega Luciano Gualzetti, vicedirettore di Caritas Ambrosiana e vicecommissario del padiglione della Santa Sede – ma dobbiamo constatare che il risultato non ha tenuto conto dei nostri suggerimenti, probabilmente per salvaguardare certi equilibri». Prova a salvarne «l’utilità a sensibilizzare i cittadini sul tema, un punto di partenza», ma il giudizio rimane «insufficiente».
La Carta di Milano è stata presentata come un successo per il milione di firme ottenute. Ma la domanda resta: “Che impatto avrà sulla realtà?
Nella foto: una sala del padiglione Zero dell’Expo che denuncia la speculazione finanziaria sul cibo