Filippine: rapito Del Torchio ex missionario del Pime

Filippine: rapito Del Torchio ex missionario del Pime

Rapito a Dipolog sull’isola di Mindanao Rolando Del Torchio, già missionario del Pime, che dopo la dispensa dal sacerdozio lavorava sull’isola come ristoratore. Testimoni parlano di un motoscafo che l’avrebbe portato via verso l’isola di Jolo, la roccaforte del movimento islamista Abu Sayyaf

 

C’è un nuovo rapimento di un italiano a Mindanao nelle Filippine. E anche questa volta si tratta di una storia che ha a che fare con il Pime. Ad essere portato via questa sera dalla città Dipolog è Rolando Del Torchio, 57 anni, un ex missionario dell’istituto che – dopo aver lasciato il sacerdozio qualche anno fa – aveva avviato un’attività come ristoratore nelle Filippine.

Le notizie che arrivano da Mindanao dicono che erano le 7 di sera ora locale quando un gruppo di miliziani ha fatto irruzione nella sua pizzeria che si trova nella zona del Andres Bonifacio College, l’università locale. «È stato portato via su un furgone bianco – ha dichiarato un portavoce dell’esercito al quotidiano locale Mindanao Examiner -. Li hanno visti poi trasferirlo su una barca a motore che è partita prendendo la direzione della città di Manukan, nel distretto di Zamboanga del Nord». La rotta lascia presagire che possa essere stato trasferito sull’isola di Jolo, considerata una roccaforte del movimento fondamentalista islamico di Abu Sayyaf.

Originario di Angera, ordinato sacerdote nel 1984, Del Torchio era arrivato nelle Filippine nel 1988 dopo aver svolto i primi anni del suo ministero come animatore a Napoli presso la casa del Pime. Inizialmente era stato destinato alla parrocchia di Sibuco, nel distretto di Zamboanga del Nord in una zona a forte maggioranza musulmana, dove era rimasto per otto anni. Come missionario si è impegnato a fondo nel difendere i diritti degli agricoltori nei confronti dei padroni delle terre, mettendo spesso a rischio la vita. Nel 1996 era stato trasferito proprio a Dipolog dove nel 2001 aveva maturato la decisione di abbandonare il sacerdozio. Rientrato in Italia aveva continuato comunque a spendersi per gli ultimi collaborando a Milano con la Casa della Carità. Infine la scelta di ritornare nelle Filippine – che gli erano rimaste nel cuore – avviando un’attività come ristoratore.

Il rapimento di Del Torchio giunge a Mindanao ad appena due settimane da quello di altri tre stranieri – un norvegese e due canadesi – prelevati da uomini armati insieme a una donna filippina lo scorso 21 settembre in un resort di Samal. Si teme dunque che ci sia una niova strategia dei sequestri messa in atto dai fondamentalisti proprio mentre a Mindanao è in corso la delicata e discussa transizione che dovrebbe portare alla nascita del Bangsamoro, la provincia islamica che sarebbe dotata di un’ampia autonomia.

Vale la pena di ricordare che nella stessa area di Mindanao il Pime ha già vissuto due volte l’esperienza drammatica dei rapimenti: la prima fu nel 1998 quando a essere sequestrato proprio a Sibuco fu padre Luciano Benedetti, che restò ben due mesi nelle mani dei rapitori. Nel 2007 fu invece la volta di padre Giancarlo Bossi, rilasciato dopo 33 giorni e poi portato via da una grave malattia nel 2012.