Giocano nello stesso club spagnolo, ma ai Mondiali di calcio del Qatar hanno indossato le maglie di due diverse nazionali: quella della Spagna e quella del Ghana, il Paese di origine dei loro genitori. Che, arrivati a Melilla e finiti in carcere, incontrano il loro angelo custode, un sacerdote della Caritas…
Sono fratelli, giocano nello stesso club e di mestiere fanno entrambi gli attaccanti. Eppure, alla Coppa del Mondo, i due Williams si sono trovati divisi. Iñaki, nato in Spagna, è volato in Qatar per difendere i colori del Ghana, il Paese d’origine dei genitori, profughi in Europa alla ricerca di un futuro migliore. In questo modo ha realizzato il sogno di nonno Richard, da sempre desideroso di vedere uno dei suoi nipoti con la maglia delle Black Stars. L’altro Williams al Mondiale si chiama Nico ed ha invece accettato la convocazione della Spagna, una delle grandi favorite del torneo. È il fratello minore di Iñaki, nonché suo compagno di squadra all’Athletic Bilbao (nella Serie A iberica, la Liga), una società dal forte senso identitario nella quale può militare solo chi è nato in una delle sette province basche (come Iñaki) o è cresciuto nel settore giovanile di un club basco (Nico si è formato nel Baskonia).
La storia dei Williams inizia lontano dalla Spagna. E affonda le radici in un percorso drammatico, come raccontato da Iñaki (che lo ha scoperto dai suoi solo qualche anno fa) al Guardian. I loro genitori, Felix e Maria (all’epoca incinta), lasciano l’Africa con una valigia piena di speranze. E, dopo aver attraversato su un camion e a piedi il deserto del Sahara, arrivano a Melilla, città autonoma spagnola sulle coste del Marocco. Lì provano a scavalcare la frontiera ma vengono arrestati ad un passo dalla nuova vita. Finiti in carcere, incontrano in prigione il loro angelo custode, un sacerdote della Caritas che gli suggerisce di mentire e raccontare di essere in fuga da una Paese in guerra. La coppia si fida, strappa i documenti ghanesi e dice a tutti di venire dalla Liberia. La situazione si sblocca e i Williams possono approdare a Bilbao, dove nel 1994 nasce Inãki, chiamato così in onore di quel prete. Nel frattempo la famiglia lascia i Paesi Baschi per la Navarra, alla ricerca di un lavoro nei campi d’asparagi. Ed è proprio a Pamplona che nel 2002 nasce Nico.
Quella dei due fratelli non è un’infanzia facile. Per mantenerli i genitori sono costretti a cambiare diversi lavori, dall’agricoltura fino alle pulizie. Poi Felix si trasferisce a Londra, da dove invia somme di denaro a casa. A crescere Nico nel quartiere popolare di La Rotxapea ci pensa Iñaki, vero e proprio braccio destro della madre. Venuti su a pane e pallone, un passo dopo l’altro i Williams riescono ad arrivare fino al professionismo. Il loro è un percorso in simbiosi. Svezzati dal Baskonia, si fanno un nome nell’Athletic. Iñaki, tra l’altro, detiene il record di oltre 200 gare consecutive in Liga, praticamente sei anni senza mai saltarne una. Ora il Mondiale su fronti opposti. «All’inizio non ero convinto – ha raccontato Iñaki alla Gazzetta dello Sport -. Ma quest’estate abbiamo fatto un viaggio di famiglia in Ghana e lì ho incontrato mio nonno Richard, ultranovantenne. Mi ha abbracciato, ci siamo seduti a parlare e quando è venuto fuori il tema della nazionale i suoi occhi si sono accesi. Mi ha raccontato del suo sogno. E da Iñaki sono tornato ad essere Kweku, il mio nome ghanese».