Skip to main content

Gita

“Ma dove sono le montagne? Quando le vedremo?”. “Non lo so – rispondo – l’altra volta che sono venuto erano qui, forse le hanno spianate per coltivare il riso…” Mi guardano perplessi: scherza o dice sul serio? Siamo 12 sul pulmino: 6 ragazze e due ragazzi Santal, Suor Nives, Suor Maria Teresa, il sottoscritto e l’autista. Il 10 luglio abbiamo lasciato Dhaka la mattina presto e dopo parecchie ore abbiamo passato Chittagong proseguendo per Bandarban, dove andiamo a trovare gli ottanta ragazzi e ragazze Marma di un ostello che aiuto. Un “viaggio di studio” ho predicato più volte, e infatti si sono coscienziosamente preparati: spiegheranno qualcosa della popolazione santal, mostreranno danze e faranno ascoltare canti, si sono studiati la geografia della zona… Ascolteremo e vedremo quello che i Marma hanno preparato, e c’è curiosità; ma l’attesa più viva per tutti è quella delle montagne, finora conosciute soltanto su libri. “Ecco, ecco, sono le prime colline!” Ne rimangono affascinati, senza parola, poi – quando l’auto s’inerpica e scende, con curve e controcurve – esplodono di gioia… e di paura.
 
Santal alla cascata
Santal alla cascata
Tre giornate memorabili. Dove tutto è nuovo, diverso, bello. Un’altra esplosione avviene quando li portano a vedere una cascatella naturale, da cui parte la pompa che porta l’acqua all’ostello. L’acqua, limpida, che cade… ci si buttano sotto per una inedita, entusiasmante doccia. La notte hanno un poco paura. Sono abituati alla vita dei villaggi, ma nel nord hanno case con massicce pareti in terra, qui invece ci sono pareti di bambù leggere, e il bosco che li circonda nel buio diventa misterioso, con suoni e fruscii sconosciuti. Il programma del giorno dopo, domenica, è intensissimo: ultime prove, pulizie alla cascata, colazione, poi iniziamo, con la preghiera buddista. I Marma ci leggono un bel passo delle loro scritture, sulla compassione. Poi ci lasciano a bocca aperta recitando tutti insieme, perfettamente imparati a memoria, il Padre Nostro, l’Ave Maria e il Gloria. Infine dieci ragazze, ciascuna con due piattini che reggono una candela, danzano lentamente al ritmo di una melodia che parla di pace, armonia, e con lunghe pause di silenzio. Davvero una meditazione danzata. Entriamo nel vivo del programma, con un susseguirsi di canti e danze Marma, Santal, e anche Tripura.
Danza Tripura
 Ce ne sono cinque in mezzo ai Marma, e due ragazze danzano un “classico” del repertorio del loro popolo: reggendo una bottiglia sulla testa, si muovono con grazia, poi, mentre una sale su una brocca, l’altra raccoglie con la bocca un fazzoletto messo a terra. Sempre reggendo la bottiglia! Le Santal mostrano il loro tipico modo di salutarsi. Una lunga scenetta descrive la giornata di lavoro dei contadini marma, che coltivano con il metodo “jum”: bruciano un pezzo di foresta, piantano e seminano sulla parte bruciata: lavoro duro che rende poco, ma adatto al tipo di terreno di quelle colline. Arriva il momento della Messa. Spiego brevemente parte per parte, aiutato da un’illustrazione dell’Ultima Cena che da tempo hanno appeso nella loro stanza riunioni. Questa domenica si legge la parabola del Buon Samaritano, che si presta molto bene ad essere messa nel contesto di culture diverse, con tensioni, paure e chiusure che si vivono qui.
Ragazza Marma solista
Ragazza Marma solista
Un bonzo mi dirà alla fine: “Bella, molto bella la storia, e il suo significato!” Al Padre Nostro tutti uniti mano nella mano; alla Comunione naturalmente si accostano solo i Cristiani. Ma dopo la benedizione finale  come segno di condivisione distribuiamo un boccone di frutta per ciascuno.
"Prasad": distribuzione della frutta dopo la Messa
"Prasad": distribuzione della frutta dopo la Messa
Per pranzo c’è di nuovo un poco di ansia: che cosa ci faranno mangiare? I Santal si tranquillizzano, ma restano anche delusi, quando vedono che i cuochi (ben 7 aiutanti volontari, oltre al cuoco in pianta stabile) sono andati su terreno neutro: cucina bengalese. Con le suore, i bonzi e i capivillaggio membri del comitato che regge l’ostello incontro ragazzi e ragazze classe per classe, dalla Prima alla Decima. Intanto, gli ospiti sono accompagnati a visitare il villaggio, in un reciproco, benevolo e curioso scrutarsi fra loro e i Marma, guardano con attenzione come sono costruite le case, come legano le mucche, dove tengono i maiali, come sono fatte le gerle che portano con una striscia di stoffa passata sulla fronte, come le donne indossano i bei vestiti tradizionali… Piove, ma non rinunciamo a passare per una bella Pagoda costruita sulla cima di una collina abbastanza alta che strappa un “Oh” incantato, per il panorama, e un commento incredulo:”Ma qui possiamo prendere il cielo!”. Il lungo ritorno a Dhaka sarà tutto un raccontarsi quello che tutti hanno visto e sanno, ma ridirlo significa riviverlo, gustarlo ancora di più…

Articoli correlati

Groviglio

Icona decorativa31 Gennaio 2016
Icona decorativaFranco Cagnasso
Nella scheggia “Storia”, del 22 dicembre scorso, dicevo che l’impiccagione di due criminali della g…

Sollievo

Icona decorativa24 Gennaio 2016
Icona decorativaFranco Cagnasso
Dopo vari attentati,e minacce a pastori e preti, tensione e preoccupazione sono evidenti, specie fra i cristiani, in …

Bilancio

Icona decorativa19 Gennaio 2016
Icona decorativaFranco Cagnasso
Ovviamente, anche per il 2015, attivi e passivi nel bilancio del Bangladesh. Attivi L’economia, con il tasso di…