Il Papa in Africa
Ogni volta che il Papa viene in Africa, cerco di seguirlo coi mezzi che ho, per vivere con lui la vitalità di un momento che fa esultare e scuotere, perché mette in evidenza la verità di questo continente. Da una parte, la realtà dei doni coi quali il Creatore ha benedetto l’Africa, come il senso innato di Dio, la gioia di vivere, l’apertura alla vita, il valore della famiglia, il senso della festa, ecc. Dall’altra, il bisogno di liberarsi dalla paura degli spiriti cattivi, dalle pratiche della magia e della stregoneria che causano tanti effetti negativi nella vita familiare e sociale.
La presenza del Papa è rinnovare quello che il Cristianesimo porta all’Africa, cioè la grande novità di Gesù che offre la vera libertà dalle forze che la paralizzano. Gesù continua a dire quello che disse un giorno al cieco di Gerico: «Coraggio! Alzati!».
Riconciliati con Dio e con gli altri, i cristiani sono chiamati sempre di più a diventare artigiani di pace e agenti di giustizia, luce del mondo e sale della terra africana.
Di grande importanza è la domanda-grido ai responsabili dell’Africa e del mondo: «Non private di speranza i vostri popoli! Non amputateli del loro avvenire, distruggendo il loro presente!».
Il Papa ha accolto e baciato il bambino trovato in foresta da una suora di Madre Teresa.
Si era perso? Abbandonato agli spiriti? Immagine dell’Africa, amata, sulle braccia del mondo?
Bella l’immagine della mano descritta dal Papa:
Cinque dita, diversi, essenziali, uniti a formare una mano.
L’intesa tra culture, considerazione e rispetto dei diritti di ognuno.
L’odio è un fallimento, l’indifferenza un vicolo cieco, il dialogo un’apertura.
Terreno con semi di speranza.
Bella la mano tesa.
Mano tesa per giungere ad amare.
Dio la vuole per offrire e ricevere.
Non per uccidere o far soffrire, ma per medicare e far vivere.
Strumento di dialogo… col cuore e l’intelligenza.
Per far fiorire la speranza…
Anche quando l’intelligenza balbetta e il cuore inciampa.