Intercambiabili
La casa – un ostello femminile – sembra deserta, ma finalmente un insonnolito guardiano si fa vedere. “Vorrei parlare con Lota Gomes”. Mi guarda stranito, ripeto, se ne va. Lota è la prima di tre sorelle, papà sempliciotto, povero e sfortunato, che si toglie il pane di bocca per far studiare lei, che è la più grande, allo stimatissimo College “Holy Cross” di Dhaka. Forse solo per levarmelo di torno, gli ho promesso di coprire le spese dell’ostello, lui pensi a quelle della scuola. Prima di partire per le vacanze ho pagato la quota mensile fino ad agosto e ora, a fine settembre, vengo per rimettermi in pari. Dopo lunga attesa compare Lota, dal fondo del giardinetto. Lota? Statura, folta e lunga chioma, andatura e stazza sono di Lota, però… Non sono fisionomista, forse nei quattro mesi scorsi la mia scarsa memoria visiva è peggiorata. Lei mi guarda in silenzio mentre mi aspettavo effusioni di gioia. “Lota, come stai?” Silenzio. “Scusa, ma tu chi sei?” “Sono Sufola, la sorella di Lota. Papà non ce la faceva più a mantenerci, ha trovato un giovanotto che cercava moglie con urgenza. Toccava a lei che è la più grande, e in pochi giorni hanno combinato il matrimonio. Io ho preso il suo posto qui, papà e mamma tirano un poco il fiato.” “E Lota? E’ contenta?” “Sì, con gli suoceri si trova bene.” “Questa certamente è buona cosa, ma con il marito?” “Non lo so: tre giorni dopo il matrimonio è partito per lavorare ad Abu Dabi, torna fra tre anni.”
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