Di fronte alla violenza delle bande criminali che inghiottiva le vite di tanti ragazzini, l’attivista kenyana ha aperto le porte di casa, dando ai giovani un’opportunità. Un impegno che le è valso il Premio Zayed per la Fratellanza umana
«Nel 2019, in una retata della polizia nel mio quartiere rimasero uccisi sette giovani coinvolti in attività criminali: il più grande aveva 15 anni. Da madre mi sono detta: “Questi bambini dovrebbero essere a scuola, invece vengono uccisi. Dove abbiamo fallito come famiglie?”».
È iniziato da questo interrogativo l’impegno di Shamsa Abubakar Fadhil, oggi conosciuta come Mama Shamsa, attivista per il recupero dei ragazzi a rischio della sua comunità a Mombasa, in Kenya. Proprio la sua opera per «sottrarre le giovani generazioni al crimine e all’estremismo» è valsa alla donna il Premio Zayed 2023 per la Fratellanza umana, ricevuto a febbraio ad Abu Dhabi. Di fronte alla violenza incontrollata delle bande, strumentalizzate da gruppi estremisti e dai locali partiti politici in feroce concorrenza tra loro, Shamsa, che dal 2021 è anche la prima presidente del Comitato delle donne per la pace in Kenya, decise che qualcuno doveva farsi carico di questi «figli sbandati e spesso schiavi della droga», ha raccontato. Ottenne così dall’amministrazione locale due settimane di tempo per sperimentare una strategia di intervento. «In collaborazione con i leader di quartiere e con la polizia, proposi un’amnistia per i giovani ricercati dalle forze dell’ordine. Poi organizzai barazas, cioè confronti pubblici, in diverse aree di Mombasa e chiesi agli abitanti di consegnare a me i ragazzi, garantendo che nessuno sarebbe stato perseguito né ucciso». Dopo il primo incontro, furono in quattro a bussare alla porta di Shamsa. «Insieme al Comitato distrettuale per la pace mi sono presa cura di loro, abbiamo organizzato una colletta per comprare abiti e scarpe e mostrato alla comunità che queste persone avevano bisogno di essere perdonate. Il giorno dopo a bussare sono stati in 24…».
Oggi il programma avviato da Mama Shamsa, allargatosi attraverso la collaborazione con la società civile e il settore privato, coinvolge oltre 1.000 giovani, fornendo loro consulenza e formazione professionale per offrire alternative al crimine. Quando le chiedono come sia riuscita a cambiare questi ragazzi, l’attivista risponde: «È semplice: sono diventata una madre per loro, li ho accettati senza condizioni senza mai giudicarli». Ma sottolinea anche l’importanza dell’istruzione come antidoto a un sistema corrotto: «I politici non vogliono che i ragazzi vadano a scuola, leggano la Costituzione e conoscano i propri diritti; preferiscono che restino dei mendicanti. Ma noi vogliamo creare i leader di domani che portino il cambiamento».
CHI È
Shamsa Abubakar Fadhil è un’attivista kenyana, prima presidente del Comitato nazionale delle donne per la pace, una rete sostenuta da UN Women che coordina le iniziative locali per l’empowerment femminile, la pace e la sicurezza. Lo scorso 4 febbraio ad Abu Dhabi Mama Shamsa – come è nota – ha ricevuto (insieme alla Comunità di Sant’Egidio) il Premio Zayed 2023 per la Fratellanza umana, a quattro anni dalla firma dello storico Documento da parte di Papa Francesco e del Grande imam di Al-Azhar.