Mediterraneo
C’è ancora qualche concittadino che non è abituato e resta sorpreso quando lo chiamano “italiano”; qualche altro non sa ancora considerarsi “europeo”. Chissà come reagirà quando gli diranno che è “mediterraneo”. Forse per qualcuno, l’ombra del campanile è il solo spazio dei suoi interessi.
Banalizzo un po’ il senso e i limiti della nostra appartenenza alla famiglia umana.
Ma ogni senso di appartenenza dice la qualità della nostra esistenza. Da anni si sta lavorando per l’Unione Mediterranea dei Paesi che lambiscono le acque di questo mare.
Ho partecipato a Gazzada di Varese, dal 2 al 6 settembre, alla 34° settimana europea che aveva come tema: “Il Maghreb nella storia religiosa di Cristianesimo e Islam”.
Il mio intervento era: “Il cattolicesimo francese tra Otto e Novecento e la scoperta del deserto quale spazio religioso e luogo di comunione”.
Il Mediterraneo non è un mare che divide i popoli, ma ha sempre permesso scambi di persone, merci e valori culturali. Si tratta ora di riconoscere e di intensificare i valori che ci fanno sentire vicini e uniti.
Scrive il card. Angelo Scola: «Parlare del Maghreb, della sua storia cristiana (intrisa di santità e di martirio, oltre che di teologia e di magistero) del suo passato e presente islamico, risulta di scottante attualità di questi tempi in cui avvenimenti politici e toccanti hanno riportato quella terra al centro della nostra attenzione».
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