Salperà tra pochi giorni la ResQ People, nata dal sogno di tante persone comuni che non accettavano di assistere a periodiche tragedie nel Mediterraneo, nell’indifferenza dei governi. «Chiunque di noi, se stesse rischiando la vita, vorrebbe una mano tesa in soccorso»
Una nuova nave di ricerca e soccorso è pronta a solcare le acque del Mediterraneo per salvare le vite di quei migranti che i governi europei continuano a ignorare. E si tratta di una nave speciale, visto che è stata sognata – e ora trasformata in realtà – da tanta gente comune che non accettava di vedere ogni giorno persone lasciate morire in mare.
La ResQ People, che il 29 luglio lascerà il porto spagnolo di Burriana per la sua prima missione, è infatti il risultato di un impegno collettivo nato un anno fa esatto con la fondazione della onlus ResQ – People Saving People (il cui presidente onorario è l’ex pm del pool di Mani Pulite Gherardo Colombo), intorno a cui si sono raccolti in questi mesi 1.300 soci e oltre tremila donatori, insieme a ottanta associazioni di piccole e medie dimensioni. Grazie anche al supporto di alcune organizzazioni più grandi – come l’Unione Buddhista Italiana, che ha donato 100mila euro – si è arrivati ai 400mila euro necessari alla realizzazione del progetto.
È stato così possibile rilevare la ex Alan Kurdi già operativa in passato con la ong tedesca Sea Eye e riportarla in mare, con un equipaggio proveniente da sette nazioni diverse e comprendente sia marittimi professionisti assunti per le missioni, sia volontari specializzati. A bordo, oltre al capomissione e alle figure indispensabile alla navigazione, dal comandante a macchinisti e marinai, ci saranno un medico e un’infermiera, sei soccorritori (tra i quali due mediatori culturali), una logista per coordinare l’assistenza dei naufraghi e un cuoco.
La ResQ People (un’imbarcazione di 39 metri) attualmente batte bandiera tedesca e, data l’urgenza di essere in mare il prima possibile, salperà per ora così, in attesa di avere appena possibile quella italiana. «Quest’anno ci sono già state almeno 800 vittime nel Mediterraneo centrale -, spiega il presidente della onlus, il giornalista Luciano Scalettari -: una sola sarebbe già troppa. Ecco perché abbiamo fretta di salpare, per dare una speranza in più a chiunque si trovi in pericolo nel nostro mare». Anche perché l’estate è il periodo in cui sono più numerose le partenze – e, purtroppo, le tragedie.
Per realizzare in tempi brevi un progetto così ambizioso – «un sogno che ritenevamo realisticamente irrealizzabile», ammette Scalettari – la giovane onlus ha messo in moto una macchina della solidarietà e ancora prima della consapevolezza civile, con il contributo anche di tanti artisti e personaggi pubblici che in questi mesi hanno partecipato ad aste benefiche e maratone on line: tra loro Alessandro Bergonzoni, Ascanio Celestini, Lella Costa, Elio, Frankie hi-nrg, Pif, Tommy Kuti, ma anche Giovanni Soldini, Paolo Maldini, don Virginio Colmegna, Gad Lerner.
Oltre all’ingente investimento materiale necessario (e i bisogni non si fermano con la disponibilità della nave, visto che per ogni missione sarà ancora fondamentale il supporto dei donatori), la scelta di salvare i migranti nel Mare Nostrum facendo le veci di governi e istituzioni europee inadempienti si scontra anche con difficoltà di altro genere, se è vero che negli ultimi anni le autorità italiane hanno frequentemente bloccato in porto le navi delle ong attraverso fermi amministrativi.
Eppure, il sogno realizzato della nave ResQ People dimostra che tanti cittadini sentono forte l’urgenza di non restare fermi di fronte ai drammi che si ripetono poco lontano dalle coste italiane, con la consapevolezza – tra l’altro – che chi non muore tra le onde finisce spesso per essere riportato nei centri di detenzione libici, sottoposto ad abusi terribili: già in migliaia dall’inizio dell’anno hanno subito questa sorte. «Chiunque di noi, se stesse rischiando la vita in mezzo al mare, vorrebbe una mano tesa in soccorso», commenta Gherardo Colombo. «ResQ nasce per salvare bambini, donne e uomini, per praticare diritti e tutelare la dignità umana. Siamo felici di poter salpare presto e fare la nostra parte nel Mediterraneo centrale: soccorrere è un obbligo, essere soccorsi un diritto».