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Miracolo

Niente da fare, magari di poco, ma il sonno se ne va sempre prima che suoni la sveglia. E’ ancora buio, riaffiora il pensiero dell’ultima telefonata di ieri sera e delle lacrime che sono arrivate fino a me in cerca di consolazione. Poi un lavoro non finito… il programma o lo “sprogramma” di oggi… quella famiglia terrorizzata dai creditori… il rendiconto del progetto da stendere… Il primo “muezzin”, quello che ha l’orologio in anticipo, inizia il suo canto roco, e uno dopo l’altro arrivano i tanti che chiamano a pregare: uno pio e ben modulato, uno trasandato, l’altro stonato… Penso alle strade che si animano di rari passanti, tutti uomini, diretti frettolosamente alle moschee, molti con le tonache svolazzanti. La doccia fa bene, e un caffè, ma… ci vuol altro! Ed ecco il miracolo quotidiano che continua a stupirmi, che non so spiegarmi, di cui sono infinitamente grato. Con tutto quello che ho da fare, mi trovo a perdere un sacco di tempo in cappella. Lì la solitudine si colma di presenza. Lì i problemi non scompaiono affatto, anzi diventano più chiari e impellenti, ma si immergono in un invisibile, incomprensibile mistero d’amore. Lì vedo il tempo vissuto e il tempo che m’attende come un dono da riempire di vita, mia e altrui. Lì recupero alla mia coscienza i piccoli grandi segni che non tutto è insensato, inutile, vuoto, crudele. Com’erano le albe del Figlio dell’Uomo?

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