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Missione nuova

Nei dodici giorni vissuti in Camerun, dal 4 al 16 luglio scorso, ho potuto incontrare, rivedere, rimettermi dentro varie situazioni e vari aspetti di questo Paese e della Chiesa che vi opera.

Yaoundé, Maroua, Yagoua e alla fine Ebolowa, i luoghi delle visite e degli incontri. Naturalmente ho frequentato maggiormente i miei confratelli del Pime e la sorpresa è che in maggioranza sono indiani e uno è del Bangladesh, poiché parecchi italiani erano in Italia o per vacanza o per cure mediche. Ebbene questo è il nuovo volto del Pime che si fa sempre più internazionale.

È con viva soddisfazione che vedo questi preti e fratelli laici svolgere le loro attività con dedizione e capacità. Lo spirito italiano si trova a vivere con altri spiriti e geni in comunione ecclesiale.

La Chiesa è la prima a sperimentare con spirito di famiglia l’internazionalità e la globalizzazione; è cattolica, universale, per natura e per espansione.

Una novità importante è che in questi ultimi anni sono state affidate al clero locale tre grosse parrocchie, quelle di Guidiguis e di Moutourouwa nella diocesi di Yagoua e quella di Ngousso

nella diocesi di Yaoundé. Parrocchie da noi già ben avviate e autosufficienti. Ci si è spostati verso luoghi nuovi, bisognosi della presenza e dell’azione di chi sempre ricomincia con dedizione e la forza. È un po’ quanto l’Istituto vive da oltre 150 anni in varie parti del mondo.

Interessante la domanda postami da un confratello indiano: «Finora la nostra presenza è stata vissuta prevalentemente nella pastorale delle comunità da far crescere e da organizzare. Ci sono altri servizi che possiamo offrire a queste Chiese locali?».

Ho risposto che anch’io ho cominciato nel Nord del Camerun, nella pastorale degli inizi e dell’organizzazione della comunità di Guidiguis. Poi, la diocesi mi diede l’incarico della formazione dei catechisti che ho svolto per 25 anni. Presto varie diocesi del Camerun avranno un proprio clero sufficiente. Se ritornassi giovane, mi offrirei di accompagnare i preti perché mi sembrano un po’ isolati: mi sembra importante offrire loro un luogo dove pregare, riposarsi e alimentarsi di una bella e sana formazione sacerdotale. Ma ci sono altri servizi per noi membri di Istituti missionari, come quello, già vissuto, delle traduzioni della Bibbia e dei testi liturgici e dello studio delle lingue e delle culture. Poi c’è la fondazione Betlemme per handicappati, orfani, sordomuti, ecc. ecc

A conferma di ciò, aggiungo che padre Rino non nasconde la gioia di aver predicato gli esercizi spirituali a 120 preti di Yaoundé e di essere invitato a predicarli ai preti di Ebolowa, il prossimo anno.

Ovunque sono stato, ho visto vescovi e preti tanto affezionati e riconoscenti per il nostro operato. Siamo visti come gli iniziatori, e senza esagerare, i patriarchi. Dopo la morte di don Mario Bortoletto, il vescovo e i fedeli del sud del Camerun hanno voluto le sue spoglie. Il parroco di Ma’an mi diceva che ogni giorno arrivano dei fedeli, anche da lontano, per pregare sulla sua tomba. Molti africani vedono gli inizi della loro fede e della loro vocazione sacerdotale e religiosa a partire dall’esempio di qualcuno di noi.

Il vescovo di Ebolowa mi ha invitato a parlare a tutti i preti della mia vita in Algeria. Alla fine del pranzo ho concluso: «Nei miei ricordi vedo che lo Spirito Santo ha i suoi tempi per le sue imprese. È stato durante un pranzo, nel 1975, che ho chiesto al vescovo di Vicenza preti per Ebolowa e lui li ha mandati. E oggi, durante un pranzo, ottengo per l’Algeria l’interesse e le preghiere di un vescovo e di altri preti».

Naturalmente, in questi giorni, nel cuore sentivo la gioia di poter dire: «Grazie, Signore! Non a noi la gloria! A te lode e benedizione».

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