Senza tetto
Poco dopo l’assassinio del marito nel 1982, il generale Zia-ur-Rahman diventato dittatore e poi presidente, la vedova Khaleda Zia si vide concedere in uso dal successore Ersad, pure lui generale e dittatore, e probabile ispiratore dell’assassinio, un’ampia palazzina con giardino all’interno della zona militare. Poi entrò in politica, divenne primo ministro, capo dell’opposizione, tenendosi la casa sempre più considerata come il suo punto d’appoggio per trattare con i militari e tirarli dalla sua parte, e per complottare in santa pace. L’attuale governo, guidato dall’arcirivale Sheikh Hasina, ha scoperto che la concessione della casa non aveva seguito le procedure legali, e che ai politici non è concesso abitare nell’area militare. Avvisi di sfratto, ricorsi in tribunale, manifestazioni di piazza, alla fine la signora è stata fatta sloggiare, e la Corte Suprema ha dichiarato che non aveva diritto di restare. Le conseguenze sono: le lacrime in TV di Khaleda, che si è dichiarata senza tetto (pur avendo altre due ampie case da altre parti), due (per ora) scioperi generali nazionali, mobilitazioni delle forze dell’ordine, scontri, feriti, decine di veicoli bruciati. Corre voce che a coloro che manifestano per proteggere la signora siano state comunicate le seguenti tariffe: una moto data alle fiamme, taka 1.000; un’auto, taka 10.000, un autobus, taka 30.000. I manifestanti si sono dati da fare.
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